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Mutilazioni genitali femminili, l’ombra lunga del Covid e l’impegno per fermarle

Il Covid sta mettendo a dura prova gli importanti risultati nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili, ma per questo 25 novembre vi è anche una buona notizia, il Nice Place. (nella foto) Si sta costruendo un luogo, in Kenya, dove proteggere le bambine, voluto dall’operatrice e ambasciatrice di Amref, Nice, che tra i tanti riconoscimenti, nel 2018, è stata scelta dal Time tra le 100 donne più influenti al mondo.

Una nonna leader, un uomo delle forze dell’ordine, un giovane masai e tante ragazze scampate alle mutilazioni genitali femminili (FGM), altre che hanno visto le proprie sorelle andare incontro ad una violenza inaudita.
Sono queste le tante voci che Amref Health Africa ha raccolto in occasione della giornata mondiale contro la violenza di genere, che si celebra il 25 novembre. Accanto alle storie, alcuni dati di impatto del lavoro della più grande Ong africana che si occupa di salute nel Continente. Dati e voci su cui cala l’ombra del Covid-19.
Dati FGM. Ogni anno 3,9 milioni di ragazze sono a rischio di mutilazione genitale femminile (FGM). Nel mondo almeno 200 milioni di donne e bambine hanno subito FGM e, tra le vittime, 44 milioni sono bambine fino a 14 anni. Le FGM riguardano più di 600.000 donne e ragazze in Europa e 80.000 in Italia.
Conseguenze pandemia. A livello globale, il COVID-19 minaccia i risultati finora raggiunti nella lotta per porre fine alle FGM, e ha un impatto negativo: secondo il rapporto di UNFPA a causa delle limitazioni relative all’attuale pandemia, si prevede una riduzione di 1/3 dei progressi verso la fine delle FGM entro il 2030. Inoltre, a causa delle interruzioni legate al COVID-19 di molti programmi di prevenzione, nel prossimo decennio potrebbero verificarsi circa due milioni di casi di FGM che sarebbero stati altrimenti evitati.
Voci. “Spesso le persone si chiedono perché mi appassiona l’educazione delle bambine” racconta Lucy Nashuu, insegnante keniota in pensione. “È perché vedo i vantaggi che una madre istruita porta alla comunità. Quando ero bambina, c’era poca consapevolezza dei rischi per la salute che derivano dal taglio genitale femminile e dalle responsabilità immediate di sposarsi in così giovane età. Ora, come donna, come madre, come nonna e leader, sono molto determinata a porre fine alle mutilazioni genitali femminili e ai matrimoni precoci all’interno della mia comunità”.
Impatto. Ad oggi, tra Kenya e Tanzania, sono oltre 20.000 le ragazze salvate direttamente, attraverso i Riti di Passaggio Alternativi – riti che segnano il passaggio delle bambine all’età adulta, ma bandendo la mutilazione. Complessivamente, sono circa 500.000 le donne e le ragazze che, negli ultimi tre anni, hanno beneficiato dei progetti Amref tra Tanzania, Kenya, Etiopia, Uganda, Malawi e Senegal, sia in maniera diretta che indiretta. Nella sola contea del Kajiado (Kenya) l’azione di Amref ha fatto calare del 24% le FGM, dal 2009.
“Amref Health Africa  – dichiara Paola Magni, dell’area Programmi dell’organizzazione – riafferma la necessità di intensificare gli sforzi e gli impegni internazionali per contrastare le FGM e i matrimoni precoci e forzati, ulteriormente minacciati dalla pandemia COVID-19”.  Continua Magni “abbiamo aderito alla campagna delle Nazioni Unite e dal 25/11, per sedici giorni, racconteremo storie di successo, contro una violenza che puntiamo a battere entro il 2030. Le comunità africane sono pronte e hanno la forza per farlo”. Amref è anche impegnata attraverso due network mondiali – Global Platform for Action to End FGM/C e Girls not brides – per rendere le FGM “una pratica del passato” afferma Paola Magni. 
Impegno di Amref Italia. In Kenya, Amref Italia interviene nelle comunità di Samburu e Marsabit. In queste zone, le FGM si attestano all’86% e al 91,7% e i matrimoni precoci e forzati al 38% e all’80% (rispettivamente a Samburu e Marsabit). L’organizzazione è attiva con un progetto triennale, BE4WE – Agenti di cambiamento per l’equità di genere e l’empowerment femminile, finanziato dalla Commissione Europea/Delegazione del Kenya. Intanto, sempre in Kenya sostiene la nascita di Nice Place, un Centro d’accoglienza e Girls Academy, nato dalla storia di riscatto dell’ambasciatrice mondiale di Amref, Nice Nailantei Leng’ete. In Italia l’impegno di Amref è rivolto ad accrescere le competenze degli operatori che si trovano ad affrontare questo problema, al fine di offrire risposte appropriate per un fenomeno crescente. Tale intervento – sostenuto dalla Chiesa Valdese – è rivolto alla comunità africana di Milano.
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