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Mali, attacchi coi droni uccidono decine di civili

“Gli attacchi hanno contribuito a neutralizzare molti terroristi e alcuni dei loro veicoli”. Questa è la dichiarazione delle forze armate del Mali su due attacchi notturni portati a termine coi droni, il 17 marzo, ad Amaskarad, nella regione di Gao.
Questa versione ufficiale è stata smentita dalle testimonianze raccolte e dalla ricerche fatte da Amnesty International. I morti, 13 tra cui un bambino di due anni, erano tutti civili.
Il primo attacco ha colpito in effetti un veicolo, una Toyota Hilux, che poi si è scoperto veniva usata unicamente dal personale dell’ambulatorio locale. Il secondo ha centrato un accampamento di sfollati, uccidendo immediatamente nove persone. Le altre quattro sono morte in seguito, a causa delle ferite riportate.
Nella zona di Amaskarad, negli ultimi mesi, sono arrivate molte persone in fuga da altre parti del Mali dove l’esercito, appoggiato da compagnie private russe, sta intensificando gli attacchi contro al-Qaida, Stato islamico e altri gruppi armati.
Il 23 marzo c’è stato un ulteriore attacco coi droni, contro il villaggio di Douna, in cui sono stati uccisi 14 civili. Amnesty International indagherà anche su questo episodio.

Due anni fa, in questo periodo, c’era stato il massacro del villaggio di Moura, attaccato dalle forze maliane e dai mercenari russi. Fu una strage: più di 500 morti e almeno 58 casi di violenza sessuale ai danni di donne e ragazze. Il tutto, naturalmente, rimasto impunito.

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