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Mali, al via colloqui tra giunta militare e tuareg con mediazione italiana e gruppi tuareg

Una quattro giorni di incontri e trattative a Roma ha messo allo stesso tavolo il governo del Mali e i gruppi tuareg del nord del Paese africano. Questo importante momento di confronto è stato organizzato da Ara Pacis Initiatives for Peace Onlus che è riuscita nel difficilissimo compito di far parlare il governo di Bamako con gli ex ribelli. Questi gruppi armati, che sono soprattutto di etnia araba e tuareg, da molti anni giocano un ruolo da protagonistinella crisi del Mali, ancor prima che il Paese venisse travolto dall’ondata jihadista. La giunta militare guidata dal colonnello Assimi Goita ha capito che era necessario venire a patti con i rappresentanti della regione chiamata Azawad. Il Coordinamento dei Movimenti Azawad ( Cma) si è prima confrontato al suo interno e poi ha aperto il dialogo con il Ministro per la Riconciliazione il colonnello Ismael Wague, in rappresentanza del governo di Bamako. A maggio scorso sempre Roma era stato il palcoscenico di un primo incontro fra i gruppi armati che avevano creato un “Quadro Strategico Permanente” (CSP, Cadrestrategique permanant), con lo scopo di portare avanti le proprie istanze. A maggio c’era stato anche il saluto del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, ma il governo italiano non aveva partecipato direttamente. Ad ottobre questo percorso di riconciliazione aveva subito un brutto stop, quando proprio il colonnello Ismael Wague si era rifiutato di riconoscere il CSP come un’entità con cui rapportarsi, ma le cose si erano poi risolte. Grande soddisfazione per questo incontro è stata espressa dal portavoce della CSP Moussa AG Acharatoumane, un ex signore della guerra, che ha detto che ora i rapporti si distenderanno e che il governo maliano si è impegnato concretamente nell’attuazione dell’accordo di Algeri del 2015. In Algeria infatti si era giunti ad una serie di importanti compromessi come la creazioni di assemblee regionali nel nord, ma senza autonomia o federalismo, la creazione di una forza di sicurezza composta dagli ex ribelli, il ritiro dell’esercito maliano da alcune zone, nuovi piani di sviluppo per l’Azawad e la cancellazione dei mandati di arresto per alcunileader dei movimenti indipendentisti. Maria Nicoletta Gaida è la presidente di Ara Pacis Initiatives for Peace Onlus e non nasconde la soddisfazione di questo importante passo in avanti fatto per il Mali. “L’accordo di Algeri era stato fatto per mettere fine ai problemi nel nord del Paese, ma non è stato ancora messo in atto. Noi abbiamo usato la nostra rete di contatti per favorire il dialogo fra il governo di Bamako e la CSP e abbiamo trovato nella giunta militare di Assimi Goita la volontà di ascoltare. Lo dimostra la presenza del ministro Ismael Wague a Roma, spesso purtroppo manca un po’ di fiducia reciproca, ma a fine mese a Bamako verrà definito quanto deciso a Roma. Noi ovviamente informiamo l’ambasciata italiana in Mali e anche il Ministero degli Esteri italiano delle nostre iniziative, ma loro non sono parte attiva dell’accordo. Bisogna capirsi a vicenda e non ascoltare una parte soltanto, noi cerchiamo sempre di mediare. Il popolo maliano è giovane e ha voglia di pace e serenità e sia da parte della giunta militare che dei gruppi ribelli si è capita l’importanza della riconciliazione nazionale.” Questo incontro di Roma ha però fatto storcere il naso alla Francia. Parigi è in grande difficoltà in Africa occidentale e la missione Barkhane è un completo fallimento. Pochi giorni fa la giunta militare maliana ha espulso l’ambasciatore francese per le critiche del Ministro degli Esteri Le Drian che aveva definito illegittimo il nuovo governo. Una ferita gravissima per la Francia che per bocca di Nicolas Normand, ex ambasciatore in Mali dei tempi della presidenza di Nicola Sarkozyha dichiarato che andava espulso l’ambasciatore italiano e non quello francese, proprio a causa di questo incontro di mediazione tenutosi a Roma.

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