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Libia, mobilitazione per chiedere stop a Memorandum in scadenza il 2 novembre

Una giornata di disobbedienza civile oggi a Roma per protestare contro il rinnovo del Memorandum con la Libia,
Un gruppo di attivisti, guidato dall’attivista antirazzista  Stefano Galieni, si è incatenato davanti al parlamento per protestare contro la decisione di confermare l’accordo tra l’Italia e il paese africano per il controllo delle coste al fine di bloccare i flussi migratori.
Uomini e donne provenienti da mezza Italia hanno effettuato oggi una spettacolare azione di disobbedienza civile non violenta incatenandosi in Piazza Montecitorio. Lo stanno facendo perché a breve, il 2 novembre, scadranno i termini per stralciare l’accordo triennale stipulato fra il governo italiano e le autorità libiche per fermare la fuga di chi vuole venire in Europa. Un Memorandum mai passato per il parlamento che permette di addestrare la cd guardia costiera libica, finanziare i centri di detenzione, armare torturatori e stupratori, effettuare respingimenti collettivi illegali.
“Un Memorandum voluto da un governo di centro “sinistra” rinnovato tacitamente 3 anni fa e prossimo ad essere confermato ancora nel silenzio – sottolinea Galieni, – Da apprezzare e da sostenere oggi chi, con questo gesto responsabile non accetta che un simile crimine venga perpetrato. Gli slogan degli attivisti richiamano il parlamento ad esprimersi e a scegliere se continuare ad essere complici consapevoli dei carnefici. La polizia ha già provveduto ad identificare i manifestanti.
Abbiamo ricevuto la richiesta di dare notizia di questa azione con cui ci sentiamo solidali”
Il memorandum, ritenuto “illegale e vergognoso” , da organizzazioni per o diritti umani e attivisti, viene contestato non solo da entità italiane. Il 15 ottobre anche  all’estero si sono animate  proteste davanti alle ambasciate e ai consolati italiani.

L’accordo  viola le leggi internazionali e i diritti umani. Nel 2012, l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per aver praticato respingimenti di persone provenienti dalla Libia. Per aggirare questa sentenza, nel 2017 è stato firmato il Memorandum d’intesa (MoU). Da allora è stato ampiamente contestato e denunciato da Amnesty International, da altre ONG per i diritti umani, dall’UNHCR, dalle Nazioni Unite (ONU) e dalla stessa Unione Europea. I rifugiati in Libia (https://www.refugeesinlibya.org/), un gruppo di persone auto-organizzate in transito bloccate in Libia, nonostante la brutale repressione che stanno affrontando, protestano dall’ottobre 2021 contro le condizioni disumane stabilite dal MoU. Ad oggi, più di 300 persone, arrestate durante il violento sgombero dell’accampamento di protesta nel gennaio 2022,  sono ancora detenute.

Il protocollo d’intesa, MoU, regola la cooperazione tra Italia e Libia in materia di sicurezza e migrazione irregolare, e comprende il supporto tecnico e tecnologico alla cosiddetta guardia costiera libica, il completamento del sistema di controllo delle frontiere meridionali della Libia e il finanziamento dei centri di detenzione locali. È finanziato principalmente dall’UE e attuato da Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. Parte dei finanziamenti va all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che forniscono una facciata umanitaria invece di adempiere al loro dovere di protezione dei rifugiati in Libia.

– Il Memorandum stabilisce un’esternalizzazione radicale delle frontiere, instaurando un regime di morte alle frontiere e nei campi di concentramento libici. I numerosi rapporti (https://abolishfrontex.org/blog/2022/09/07/call-out-organise-to-stop-the-italy-libya-memorandum/) che evidenziano le atrocità commesse in Libia, finanziate da questi accordi italiani, sono ampiamente noti. Dal 2017, 50.000 persone in movimento sono state riportate in questi campi, perché intercettate e catturate dalla cosiddetta Guardia costiera libica. La Libia non è un “luogo sicuro” (https://sea-watch.org/en/asso/) per lo sbarco, eppure migliaia di persone vi vengono portate, per poi subire un ciclo infernale di arresti arbitrari ed estorsioni, tentare la fuga verso la salvezza, essere intercettati da parte della cosiddetta guardia costiera libica ed essere arrestati di nuovo. Questo ciclo comprende torture, stupri, schiavitù, fame e morte.

– Il governo italiano sta addestrando le forze di sicurezza libiche, in diretta collusione con le milizie e i trafficanti di esseri umani, con i quali fa affari più lucrosi del traffico di droga. Questa collusione è stata ripetutamente denunciata dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie e da altri.

– La Libia non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati e non riconosce nemmeno pienamente l’UNHCR. Anche le persone registrate dall’UNHCR come richiedenti protezione vengono arrestate arbitrariamente e tenute in campi di concentramento. Le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale (CPI) hanno ripetutamente condannato i crimini contro l’umanità commessi in questi campi. 

“Il 2 novembre 2022, il Memorandum d’intesa Italia-Libia sarà automaticamente rinnovato per altri 3 anni, a meno che il governo italiano o quello libico non lo annullino. La continuazione di questo memorandum consoliderà le condizioni disumane in Libia per le persone in transito” si legge nel documento manifesto delle proteste che chiede a “cittadine e i cittadini italiani, europei e non solo siano solidali con i rifugiati in Libia e usino il loro potere per costringere l’Italia e l’UE a cancellare questo accordo disumano. I membri del Parlamento italiano difendano i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione”.

Queste le richieste rivolte al governo italiano;

– Chiediamo all’UE la fine di tutti i finanziamenti e della cooperazione con la cosiddetta guardia costiera libica e con altri attori del “soccorso” libico nel Mar Mediterraneo!

– Chiediamo l’attivazione urgente di una missione europea di soccorso nel Mediterraneo!

– Chiediamo la fine della criminalizzazione dei civili che prestano soccorso, come anche delle persone in movimento!

– Chiediamo l’evacuazione delle persone in movimento verso i paesi sicuri dell’UE!

– Chiediamo la chiusura dei centri di detenzione libici!

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