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Libia, cresce la tensione dopo la nomina a premier di Bashagha Fathi

In Libia cresce la tensione dopo la nomina di Fathi Bashagha a premier. Anche se la notizia della nomina di Bashagha come primo ministro sia stata accolta positivamente dall’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), guidato dal generale cirenaico Khalifa Haftar, altri fronti si agitano destabilizzando sempre di più il Paese dopo il voto della Camera dei rappresentanti, il parlamento di Tobruk.
Il neo primo ministro ha ora l’incarico di formare un esecutivo che dovrebbe guidare il Paese alle elezioni.
Secondo la road-map preparata dalla Camera dei rappresentanti, il nuovo esecutivo dovrebbe rimanere in carica per un periodo di 14 mesi in seguito al referendum sugli emendamenti costituzionali: solo dopo si terranno le elezioni presidenziali e parlamentari. Intanto, il premier del Governo di unita’ nazionale (Gun) Abdulhamid Dabaiba, sfuggito a un presunto attentato nella capitale nella notte, ha gia’ annunciato che non riconoscera’ la legittimita’ del voto. 

Jalel Harchaoui, research fellow del think tank olandese Clingendael institute, libico Tarek Megerisi, analista presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr) ritengono che il primo ministro del Gun, Dabaiba, non possa essere rovesciato con la forza perche’ ancora protetto da una combinazione di brigate libiche e di militari turchi mobilitati in Tripolitania”, ha dichiarato Harchaoui a “Nova”. Inoltre, come sottolineato dall’esperto del Clingendeal institute, Dabaiba gode ancora dell’appoggio e dell’amicizia di Sadiq al Kabir, il governatore della Banca centrale libica, un legame che “non e’ solo una fonte di potere cruciale per il Gun nella Libia occidentale, ma e’ anche un modo per Tripoli di assicurarsi che il nuovo esecutivo parallelo sia a corto di liquidita’. Se lo volesse, Tripoli potrebbe strangolare finanziariamente il nuovo governo”. Tuttavia, Harchaoui ha anche notato che “la coalizione di milizie anti-turche all’interno di Tripoli e di altri comuni della Libia nordoccidentale sostiene il nuovo governo di Bashagha. Anche se non e’ in grado, militarmente, di cacciare Dabaiba dal potere, potrebbe comunque rivelarsi una spina nel fianco del primo ministro”. Secondo Megerisi, la votazione e gli eventi di oggi sarebbero “un colpo di Stato morbido contro Dabaiba, ma dall’esito ancora incerto”. Gli autori di questo colpo di Stato morbido “cercheranno di muoversi rapidamente per legittimare un nuovo ordine, ma dubito che Bashagha possa entrare a Tripoli, per non parlare di tenere la sua conferenza stampa stasera, soprattutto alla luce della modalita’ della votazione, che ha suscitato dubbi sulla sua validita’ e l’ilarita’ degli utenti dei social media”, ha concluso l’analista.
Le modalita’ del voto, insieme ai possibili scenari che potrebbero svilupparsi nei prossimi giorni e settimane, hanno destato preoccupazione anche sulla sponda nord del Mediterraneo. La vice ministra degli Esteri d’Italia, Marina Sereni, durante il Question Time in commissione Esteri della Camera dei Deputati, ha sostenuto che “nonostante i progressi raggiunti grazie alla mediazione delle nazioni unite (Onu) che hanno portato alla fine delle ostilita’ e alla creazione di un Governo unificato transitorio, il processo di transizione istituzionale sta incontrando difficolta’. Iniziative legislative unilaterali non condivise e contestate e il carattere divisivo di alcune candidature alle elezioni presidenziali hanno impedito che le consultazioni elettorali avessero luogo il 24 dicembre 2021”. “Il rinvio delle elezioni ha aperto una fase politica complessa, in cui al momento manca una chiara prospettiva elettorale e il Governo ad interim sta affrontando crescenti pressioni. Poco fa il presidente del parlamento Aghila Saleh ha annunciato il conferimento dell’incarico di formare un nuovo Governo a Fathi Bashagha. Vi sono pero’ tuttora molte incertezze sulle modalita’ del voto e sui prossimi sviluppi”.
In conclusione, la vice ministra, ha ribadito che le elezioni rappresentano “l’unica soluzione credibile per favorire una semplificazione dell’attuale quadro politico estremamente frammentato e contribuire cosi’ non solo a una stabilizzazione sostenibile del Paese, ma anche a soddisfare le legittime aspirazioni del popolo libico che – registrandosi in massa – ha dimostrato la propria determinazione a esprimersi in libere elezioni”, sostenendo che “l’Italia continua a essere molto attiva in Libia per favorire la piena e duratura normalizzazione di un Paese la cui stabilita’ e’ cruciale non solo per l’intera regione circostante, ma anche per l’Italia e per l’Europa, date le possibili ripercussioni in termini di minaccia terroristica, sicurezza energetica e incremento dei flussi migratori irregolari”.

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