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Il rapimento di Silvia Romano in Kenya. Per gli inquirenti è viva, nelle mani di jihadisti somali

“Silvia è viva e si sta facendo di tutto per riportarla a casa”. Questa l’ultima notizia sulla Romano filtrata il 30 settembre. Da allora sul rapimento della cooperante milanese avvenuto un anno fa è calato il silenzio.

La pista più attendibile, emersa a seguito della trasferta degli inquirenti in Kenya nell’agosto scorso, e dopo aver analizzato documenti e atti dell’indagine svolta dalle autorità keniote, è che la giovane sia in Somalia. E piazzale Clodio pensa a una nuova rogatoria da indirizzare questa volta proprio nel paese dove si troverebbe la Romano.

La ragazza, 24enne, venne rapita il 20 novembre scorso da un gruppo armato nel piccolo villaggio di Chakama. Otto uomini, con mitragliatori, fecero irruzione nell’orfanatrofio dove Silvia Romano prestava servizio come volontaria della onlus Africa Milele. Arrivarono intorno alle 20, a bordo di un furgone: lanciarono una bomba a mano, spararono all’impazzata, ferirono alcuni bambini. Poi chiesero della ragazza, volevano solo “la straniera”. Immediate le indagini della polizia africana che in questi mesi ha avuto contatti con gli investigatori italiani, mentre la Farnesina ha seguito la vicenda tramite ambasciata e Unità di crisi. Silvia, istruttrice di ginnastica acrobatica nella palestra Zero-Gravity di Milano, era partita una prima volta per il Kenya nel luglio del 2018 con la ong Orphans’s Dreams. Laureata in mediazione linguistica al Ciels, da sempre innamorata dell’Africa, due mesi prima di esser rapita aveva cominciato a collaborare in Kenya con la onlus marchigiana Africa Milele.

Rimanendo su ciò che gli inquirenti fanno trapelare, ovvero che Silvia sia stata portata in Somalia, non è chiaro quando sia avvenuto: se subito dopo il rapimento oppure nei mesi successivi. E non è una curiosità giornalistica. Il passaggio di mano potrebbe essere avvenuto all’inizio dell’anno, ma sul punto gli inquirenti tacciano. C’è poi il fatto, non irrilevante, della prova in vita. Chi indaga, italiani e keniani, hanno detto che di sicuro Silvia a Natale era viva. E’ stata rapita un anno fa. Anche su questo punto il silenzio è inquietante. Non viene detto nulla. Ma nemmeno si fa intendere qualcosa. I punti poco chiari sono molti. In primo luogo, se è vero che la giovane italiana è in Somalia, non si ha notizia di una rivendicazione in tal senso, e dopo un anno dal rapimento tutto ciò sembra essere, quantomeno, strano e inusuale. L’altro fattore: c’è stata una richiesta di riscatto? Se fosse vero che i committenti del rapimento sono gruppi jihadisti legati agli al Shabaab, rivendicazione e richiesta di riscatto per la liberazione della giovane italiana dovrebbero essere scontate.

Gli inquirenti, tuttavia, mantengono il riserbo anche sul fatto se sia stata fornita o meno una prova “recente” in vita di Silvia Romano. Tutto ciò alimenta ricostruzioni fantasiose. A un anno di distanza, una parola di chiarezza, però, dovrebbe essere detta. Nonostante tutto vogliamo restare ancorati alla speranza, per credere che Silvia Romano sia ancora viva.

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