vai al contenuto principale

Giornata del rifugiato, giusto celebrare ma necessaria azione per accoglienza più umana

Quando è stata istituita la Giornata mondiale del rifugiato lo spirito e l’autorevolezza delle Nazioni Unite erano ben diverse da quelle che oggi aleggiano nel Palazzo di vetro. Per questo, ora più che mai, l’International refugees day non deve essere solo l’occasione per celebrare, ma un momento di riflessione e di denuncia affinché l’irresponsabilità di chi oggi non crea le condizioni per un’accoglienza umana e dignitosa.
Oggi più che mai è giusto ricordare le tragedie che si consumano quando migliaia di disperati fuggono attraverso vie di fortuna, soprattutto  via mare.
È  doveroso riflettere sui naufragi come quello che si è consumato nel 2013 poco distante dalle coste di Lampedusa e ammettere che da quel 3 ottobre nulla è cambiato.
L’Europa, la comunità internazionale, hanno fallito. 
 Molti, troppi, sono ancora i morti che si arenano sulle nostre spiagge o che finiscono in fondo al mare con le carrette su cui si imbarcano sperando in un viaggio della speranza che quasi mai termina in un porto sicuro. La Giornata del rifugiato ha un unico, giustissimo, illuminare quanti fuggono verso il nostro e altri paesi europei per a sottrarsi alla violenza di guerre, persecuzioni ma anche miseria e fame.
Ma una data simbolica non può bastare. Serve ben altro. È necessario l’impegno concreto degli Stati a raccogliere la sfida di una gestione più umana dei flussi di rifugiati, per tutelare la vita e la dignità delle persone in fuga. Uomini, donne e bambini che null’altro cercano se non una chance di sopravvivenza. 
Alternative legali e sicure alle traversate organizzate dai trafficanti di uomini esistono, vanno implementate: ricongiungimenti familiari,, corridoi umanitari, visti per motivi di studio o lavoro. Possibilità concrete affinché le persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, possano arrivare in un luogo sicuro senza dover intraprendere viaggi pericolosissimi rischiando la vita, ancora una volta.
Samo tutti consapevoli di una realtà: una soluzione “umana” al problema immigrazione non è una priorità dell’Europa. Non è nemmeno la prima questione che arrovelli la mente di chi ci governa. È, e resta, “semplicemente” il dramma dei disperati che tentano invano di sbarcare sulle nostre coste in cerca di salvezza da guerra, crisi e catastrofi naturali.

Torna su