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Gas e grafite le due sfide della Tanzania

La Tanzania sta faticosamente cercando di porsi tra quei i Paesi del continente che tentano – per le materie prime essenziali – di essere sempre più partner e sempre meno dipendenti dalla Russia e dalla Cina; accelerando al contempo (per quanto possibile) i piani per un’economia più sostenibile.

Circa il 70% della grafite (essenziale per smart phone e veicoli elettrici) proviene dalla Cina ma già nel 2020, le riserve di grafite della Tanzania erano state stimate a 17 milioni di tonnellate, praticamente al sesto posto a livello mondiale dopo gli altri player : Turchia, Cina, Brasile, Madagascar e Mozambico.

Ora gli accordi recentemente firmati con tre società minerarie australiane (Peak Rare Earths, Evolution Energy Minerals  ed Ecograf) sembrano dare corpo a questa risorsa del Paese.

 

 

Il Governo parteciperà con il 16% in ciascuna delle società costituite congiuntamente per i per diversi progetti.

Con Peak Rare Earths: nel sud-ovest del Paese a Ngualla, nella regione di Songwe; con Evolution Energy Minerals:per l’estrazione  di grafite Chilalo, nel sud-est del Paese;  ed infine con Ecograf: nel progetto Epanko, nella regione di Morogoro. Accordi che dovrebbero dare una importante contributo al futuro sviluppo dell’economia della Tanzania

 

 

Queste nuove intese commerciali con l’Australia appoggiati dal Governo Americano si innestano nel più grande progetto di relativo “protagonismo energetico”, che è quello del Gas.

Infatti Il governo della Tanzania ha recentemente concluso   con le due big major, Shell ed Equinor, un accordo per la costruzione di un impianto di esportazione di Gas da circa 30 miliardi di dollari. L’impianto dovrebbe sfruttare le vaste risorse di gas naturale offshore del paese.

Nel 2016 Shell ha acquisito BG Group ed insieme ai suoi due partner (l’indonesiana Medco Energi Global e la Pavilion Energy di Singapore)   è diventata l’operatore dei due blocchi offshore in Tanzania, Area 1 e Area 4 dove sono   state scoperte riserve di gas naturale per un totale di 16 trilioni di piedi cubi.

Da parte sua, Equinor ( società energetica internazionale con sede in Norvegia e 22.000 dipendenti in 30 Paesi) ha iniziato le operazioni di perforazione esplorativa nel Blocco 2 al largo della Tanzania nel 2011. Da allora, ha effettuato nove scoperte, per un totale stimato di 20 trilioni di piedi cubi.

(Un piede cubo -unità di misura di volume del sistema imperiale britannico- equivale a circa   28,3169 litri di gas)

I piani di sviluppo del Gas per la Tanzania finora erano andati abbastanza a rilento  ma i progressi   nelle trattative di queste settimane hanno dato alle major la fiducia per poter iniziare. 

Il governo della Tanzania da parte sua conta di prendere tutte le decisioni globali per l’intero settore Gas entro il 2025.

La Russia dunque sembra davvero non esser più vista dall’occidente nel tempo come un fornitore di energia privilegiato e secondo gli analisti e i dirigenti del settore, l’Africa potrebbe invece in futuro svolgere un ruolo cruciale per il rifornimento di Gas per l’occidente.

 

 

 

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