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Etiopia, scontri e violenze dopo l’uccisione di Hachalu Hundessa, oltre 240 i morti

E’ arrivato altre 240 il bilancio delle persone morte nelle proteste e negli scontri della settimana scorsa seguiti all’uccisione di un noto cantante e attivista, Hachalu Hundessa, di cui avevamo scritto il 30 giugno. Considerato la ‘voce degli Oromo’, era molto seguito sui social soprattutto durante le proteste anti-governative che hanno percorso il Paese per molti anni.
Hachalu è stato assassinato da ignoti dieci giorni fa ad Addis Abeba.

L’Etiopia rischia così di sprofondare nel caos per la crescente tensione tra la più grande etnia del Paese con il governo.

Sebbene apprezzato dagli etiopi di varie origini, Hachalu era in particolare il portavoce
degli Oromo. Durante le manifestazioni antigovernative tra il 2015 e il 2018 che portarono all’ascesa al potere del premier
Abiy Ahmed aveva denunciato l’emarginazione economica e politica della propria comunità’.
Hachalu era stato ferito nel quartiere di Akaki Kality nel sud di Addis Abeba il 30 giugno scorso ed è morto poche ore dopo in ospedale. Nei tre giorni di scontri seguiti al delitto sono morte oltre novanta persone, le ultime due durante i funerali che si sono svolti ad Ambo, la città natale di Hachalu, a circa cento. chilometri a ovest della capitale Addis Abeba. Circa 500 persone si sono radunate in un desolato campo di calcio in campagna, con un piccolo palco centrale, per un breve e sobrio servizio funebre. Ben poca cosa in confronto all’onda d’urto emotiva causata dalla morte dell’artista. Ma una parte di coloro che
volevano partecipare al funerale sono stati respinti dai soldati, che hanno aperto il fuoco e, per l’appunto, ucciso due
persone.

E nei giorni successivi a quell’omicidio, folle di sostenitori sono scese in strada in diverse citta’ dell’Etiopia, suscitando preoccupazione per il riacuirsi delle tensioni interetniche. “A causa degli scontri che sono avvenuti nella regione, 9 agenti, cinque membri della milizia e 215 civili hanno perso la vita”, ha riferito Mustafa Kedir, capo della polizia a Oromia, regione natia del piu’ grande gruppo etnico etiope, da anni scontento per la marginalizzazione politica ed economica di cui si sente vittima. A queste vittime, si aggiungono i 10 morti registrati nella capitale. Ci sono stati “estesi danni e saccheggi”, ha aggiunto Kedir, precisando che 3.500 sospetti sono stati arrestati.

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