vai al contenuto principale

Etiopia, la Somali Region rifiuta la mobilitazione contro il Tigray. Abiy sempre più solo

Vani sono stati gli sforzi del presidente della Somali Region: Mustafa Omar, di convincere la popolazione ad inviare le forze regionali in supporto all’offensiva di quello che resta dell’esercito federale contro il Tigray.
“Le forze regionali non hanno il mandato di partecipare ad una guerra civile. Abiy Ahmed vuole offrire all’opinione pubblica interna e internazionale una immagine di unità di tutte le etnie etiopi contro i “terroristi” tigrini. Nonostante forti pressioni di Mustafa Omar e della dirigenza Amhara noi rifiutiamo di inviare la nostra polizia, milizia e forze speciali a combattere una guerra che non riguarda il popolo somalo e in special modo rifiutiamo di partecipare alla crociata genocidaria orchestrata dai dirigenti Amhara”. Questo il secco e inequivocabile comunicato di Mohamed Olad, uno dei leader dell’opposizione della Somali Region.
Il rifiuto dell’opposizione ha ricevuto il supporto degli “Elders” (i vecchi saggi). “Non vogliamo essere coinvolti in una sanguinaria campagna contro la popolazione del Tigray voluta dalla dirigenza sciovinista Amhara” precisa il breve comunicato degli Elders. Ricalcando gli equilibri di potere esistenti nelle società somale della Somalia e del Somaliland, gli Elders rappresentanti i vari clan, sono la struttura di base del potere della Somali Region e nessun presidente può restare al potere contro la loro volontà o prendere decisioni contrarie alla visione degli Elders.
Il rifiuto di partecipare all’imminente offensiva contro il Tigray mette in primo luogo in forte difficoltà il presidente Mustafa Omar e, di riflesso, la dirigenza nazionalista Amhara, rappresentando un pericoloso esempio di defezione per tutte le regioni della Federazione etiope.
“Il modello federale permette alla singola regione una forte autonomia e la possibilità di avere un proprio sistema di difesa regionale formato da polizia, forze armate equiparabili alla guardia nazionale americana e milizie di auto difesa. Queste forze armate hanno capacità ed equipaggiamento inferiori all’esercito federale e compiti esclusivamente di difesa territoriale. Possono essere utilizzate in difesa del Paese in caso di aggressione esterna. In nessun caso possono essere utilizzate da una corrente politica per reprimere avversari o regioni cosiddette ribelli, per consolidare il proprio potere tramite la guerra civile”, ci spiega un avvocato etiope di origine somala contattato.
La defezione della Somali Region mette in seria difficoltà la dirigenza Amhara in quanto è associata a serie problematiche riguardanti le altre regioni che fino ad ora hanno offerto uomini all’esercito federale: Sindama, Oromia e Sourthern Nation. I partiti d’opposizione e la società civile della regione di Sindama si sono opposte all’invio (già attuato) delle loro truppe per combattere in Tigray adducendo considerazioni simile a quelle sollevate dalla Somali Region.
Le truppe dall’Oromia ora presenti nella regione del Afar confinante al Tigray danno evidenti segnali di non voler essere coinvolte nell’offensiva che la dirigenza Amhara sta preparando contro il Tigray. Le truppe Oromo dovrebbero invadere la regione “ribelle” dal nord, mentre i federali, le milizie Amahara e le forze del Sindama e Southern Nation dal sud. Giungono notizie che le truppe Oromo sono state convinte a recarsi nel Afar per pattugliare i confini con Gibuti. Una volta giunte a destinazione hanno ricevuto l’ordine di tenersi pronte per attaccare il Tigray, scatenando il loro rifiuto.
Le nostre fonti in loco affermano che i soldati Oromo presenti in Afar non rispondono più agli ordini dei loro ufficiali. Ieri sera la caserma di Kaluwan (Afar Zona 4) che ospita le truppe Oromo in attesa di essere utilizzate nel Tigray è stata il teatro di uno scontro tra i soldati Oromo e i loro ufficiali che hanno iniziato a spararsi addosso. Il bilancio provvisorio è di 10 morti e 20 feriti. Al momento sono in corso dei colloqui tra il governo federale e le truppe Oromo in Afar. La dirigenza Amhara è molto prudente al fine di evitare che scoppi una ribellione estesa dei soldati Oromo.
La chiamata alle armi rivolta alle forze regionali ha due obiettivi. Il primo di propaganda, il secondo dettato da esigenze militari. La dirigenza Amhara vuol far passare il messaggio che tutte le etnie etiopi si stanno coalizzando per fermare i tigrini e il TPLF, considerati una minaccia mortale per l’unità del paese. Rinforzare l’esercito federale con truppe regionali diventa una necessità per affrontare qualsiasi azione offensiva o difensiva in quanto l’esercito è stato decimato durante gli 8 mesi di conflitto in Tigray e il suo alleato, l’Eritrea, ha ritirato la maggior parte delle sue truppe dall’Etiopia. Il quasi totale ritiro delle truppe eritree è stato confermato da Michelle Gavin, ricercatore senior presso il Council on Foreign Relations Africa Studies.
Tecnicamente allo stato attuale, l’esercito federale e le milizie Amhara non sono in grado di sostenere combattimenti con largo margine di vittoria. I rinforzi provenienti dalle altre regioni sono composti da soldati poco esperti, mal addestrati e male armati che sono addirittura demoralizzati e non convinti a rischiare la loro vita combattendo le forze del TDF.
La chiamata alle armi rivolta alle regioni è basata su due fragili inganni. Il primo che raffigura le Tigray Defences Forces come coloro che hanno rotto la tregua attaccando città e zone della regione Amhara. Il secondo che raffigura il governo federale costretto a riprendere il conflitto per fermare l’arruolamento di bambini soldato da parte del TDF.
I due inganni fanno acqua da tutte le parti. Il cessate il fuoco è stato dichiarato unilateralmente da Addis Ababa dopo aver subito la sconfitta militare in Tigray. Il TPLF ha posto condizioni per aderirvi. Tra esse: il ritiro di tutte le truppe straniere dal Tigray, l’accesso incondizionato agli aiuti umanitari e l’avvio non di negoziati di pace tra TPLF e Prosperity Party, ma di un dibattito nazionale inclusivo di tutte le forze politiche e rappresentanze sociali per trovare una comune soluzione politica alla crisi etiope. Queste condizioni sono state rifiutate dal governo centrale. Le recenti conquiste del TDF riguardano esclusivamente territori del Tigray annessi illegalmente con la forza dalla regione Amahara nel novembre 2020.
L’inganno dei bambini soldato tra i ranghi del TDF ha avuto vita breve in quanto basato su fotografie contraffatte. Ad esclusione di una manciata di giornalisti occidentali che hanno convalidato questa fakenews per scarsa conoscenza del Paese o per collusione con la politica genocidaria del regime Amhara; la denuncia di utilizzo dei bambini soldato non è stata presa in considerazione dalle Nazioni Unite, UE, Stati Uniti e nemmeno dalle Associazioni che si occupano dell’infanzia come Save the Children o UNICEF che non hanno registrato la presenza di bambini tra le file del TDF ma sono preoccupati delle disastrose e precarie situazioni in cui si trovano i bimbi del Tigray a causa del conflitto e delle violenze subite dai soldati eritrei, federali e miliziani Amhara.
Il rapporto annuale UNICEF “Bambini e conflitti armati” pubblicato lunedì 21 giugno relativo ai bambini colpiti dalla guerra nel 2020, prende in dettagliata analisi le gravi violazioni contro i minori come il reclutamento, lavoro forzato e stupro in 10 paesi africani: Burkina Faso, Camerun, Libia, Mali, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan e Sud Sudan. L’Etiopia non è nemmeno menzionata.
Il famoso analista degli Affari Africani Lauren Blanchard (@laurenBinDC) due giorni ha contattato UNICEF e Save The Children a proposito delle accuse mosse dal governo centrale di utilizzo da parte del #TDF di bambini soldato. Entrambe le Organizzazioni hanno sollevato una serie di preoccupazioni sulle gravi minacce per i bambini causate dal conflitto, sottolineando problemi di protezione, ma non hanno riferito sull’uso di bambini soldato nel Tigray. ​
Scoperti gli inganni per indurre le altre regioni etiopi a partecipare alla difesa della dirigenza di estrema destra Amhara, le popolazioni e le loro rappresentanze sociali e politiche delle varie regioni si stanno opponendo a questa chiamata alle armi. Secondo l’avvocato etiope di origine somala contattato vi sono varie ragioni che determinano questi rifiuti. Nessun gruppo etnico intende aiutare la dirigenza Amhara a consolidare il suo potere nazionale che si trasformerebbe nella cancellazione del federalismo e nella soggettazione delle regioni ad un governo centrale mono etnico e autoritario.
Esiste anche la consapevolezza dell’impreparazione militare delle milizie o forze di difesa regionali. Tutti conoscono la preparazione militare del TPLF che in tutti questi anni al potere ha di fatto creato un esercito all’interno dell’esercito nazionale facendo convogliare al suo interno le migliori unità dotate delle migliori armi e addestramento. Nel caso di sconfitta militare le regioni che hanno inviato truppe potrebbero subire ritorsioni ed essere escluse da una nuova coalizione di governo.
Inganni e propaganda di odio etnico iniziano a risultare armi spuntate palesemente inadatte per nascondere la realtà di una sconfitta militare subita. Nel mondo della diplomazia chi fa scoppiare un conflitto e risulta incapace di vincerlo perde di prestigio e credibilità. Questo è il principale motivo che ha spinto la Russia a non mettere in pratica i recenti accordi di cooperazione militare con il governo Amhara. Improbabile l’invio di esperti militari (leggi mercenari) russi in supporto all’esercito federale etiope.
Il netto rifiuto della Somali Region a partecipare all’ennesima criminale avventura militare della dirigenza Amhara, la manifesta disobbedienza delle truppe regionali Oromo a combattere in Tigray e la contrarietà a questa avventura espressa dall’opposizione della regione di Sindama, rappresentano il fallimento del piano dei veri e indiscussi Signori della Guerra Amhara: Agegnehu Teshager e Temesgen Tiruneh.
Il piano, studiato troppo in fretta, si basava sulla speranza che le varie sezioni regionali del Prosperity Party di imporre la volontà del governo centrale. I vari PP regionali hanno assunto il controllo delle regioni dal 2020 tramite sotterfugi e astuzie istituzionali e non tramite un reale supporto popolare. A nulla sono servite le elezioni forze per creare questo supporto popolare nella realtà. Le prese di posizione delle opposizioni regionali hanno maggior peso della complicità dei governi regionali sotto controllo del PP in quanto la popolazione identifica come loro rappresentanti i partiti di opposizione e i loro capi tradizionali, non il Partito della Prosperità che ha portato al collasso l’intero paese.

Torna su