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Etiopia, il governo nega che le forze partigiane del Tigray si siano ritirate dall’ Afar

Etiopia, il governo nega che le forze partigiane del Tigray si siano ritirate dall’ Afar

Uno studio dell’università belga di Ghent a metà marzo ha stimato un possibile scenario di 500.000 civili morti a causa della guerra, di cui 150/200.000 per fame o mancanza di cure mediche.

Sono morti almeno 1900 bambini sotto i 5 anni causa malnutrizione, registrati dal tra giugno 2021 ed aprile 2022. Del resto del 90% del territorio rurale tigrino, non si hanno aggiornamenti a riguardo, ma si può presumere che proprio per la mancanza di accessibilità e comunicazione verso quelle aree, i numeri siano in proporzione più alti.

La tregua umanitaria indetta dal governo centrale etiope non ha ancora sbloccato i conti correnti bancari dei tigrini, manca elettricità e infrastrutture di telecomunicazione. Sono 18 mesi ormai che la diaspora non può contattare i famigliari in Tigray. La grave carenza di denaro contante, carburante e beni di prima necessità ostacola gravemente la risposta umanitaria.

“Siamo vecchi. Spesso abbiamo bisogno di cure mediche, ma non possiamo permetterci di pagare le nostre spese mediche. Siamo in una condizione disperata perché il governo etiope ci ha impedito di accedere ai nostri conti bancari. Abbiamo servito il nostro Paese per più di 40 anni. Ora non siamo in grado di comprare cibo per le nostre famiglie. Altri nella nostra stessa posizione sono andati per strada o sono morti di fame.” Questa la testimonianza recente di un anziano tigrino intervistato da TigraiTV.

Il 16 aprile sempre TigraiTV per mezzo social condivide le parole di un medico dell’ Ayder Hospital in Mekellé, capitale del Tigray:

“C’è stato un forte aumento dei bambini nati prematuramente a causa della mancanza di farmaci e cibo. I genitori percorrono lunghe distanze per raggiungere l’Ayder Hospital a Mekelle. Le sciarpe che sono state donate dalla comunità vengono utilizzate come fasce per i neonati e garze per assistere durante il parto. Stanno riutilizzando e riciclando anche i guanti chirurgici. Manca tutto.”

Il 18 aprile Tigray TV mette in luce le condizioni di vita di donne sieropositive e la mancanza di supporto sanitario:

“Hewit è sieropositiva da più di 20 anni. A causa della guerra e del blocco degli aiuti umanitari, ha fatto ricorso all’assunzione di medicinali scaduti. Prima della guerra ha lavorato con una ONG aiutando altri pazienti sieropositivi, 80-90 dei quali sono morti per mancanza di accesso a medicine e cibo.”

Ed ancora altre testimonianze riportate dai servizi di TigraiTV:

“Da un lato le persone muoiono di fame e, dall’altro, le persone muoiono perché non ricevono cure mediche. Questo ha anche a che fare con il fatto che anche gli operatori sanitari stanno soffrendo la fame”.

“Questo ospedale fornisce servizi per oltre quattro distretti. Più di 200 donne vengono qui ogni giorno per partorire, ma è difficile continuare a servire la comunità quando tu stesso non hai niente da mangiare. Gli operatori sanitari iniziano a sentirsi senza speranza.”

La dichiarazione di Samantha Power, direttrice di USAID – US Agency for International Development del 24 aprile:

“Ho parlato con il ministro delle finanze etiope Ahmed Shide per rafforzare la preoccupazione degli Stati Uniti sull’accesso umanitario per le persone bisognose nell’Etiopia settentrionale. Poiché la guerra di Putin fa salire i prezzi di cibo e fertilizzanti, è ancora più urgente che si faccia di più per facilitare un accesso significativo e duraturo.”

Il governo etiope giovedì ha negato che le forze partigiane del TDF – Tigray Defence Forces si siano ritirate dalle zone della vicina regione Afar.

Il portavoce del governo Legesse Tulu ha detto ai media statali, come riportato anche da Reuters, che la notizia del ritiro delle forze del Tigray dall’Afar erano “grandi bugie”.

Il commissario della polizia di Afar Ahmed Harif ha detto a Reuters che le forze del Tigray erano ancora in quattro distretti al confine con il Tigray – Koneba, Abala, Berhale e Magale – e non si erano mosse da lunedì.

Getachew Reda, portavoce del partito del Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF) il lunedì precedente aveva dichiarato al media che i partigiani tigrini si stavano ritirando da quell’area. Riguardo alle dichiarazioni dei funzionari etiopi non è stato rilasciato alcun commento.

La ritirata delle forze tigrine dall’ Afar era funzionale all’accordo per l’accesso dei convogli umanitari in Tigray: hanno accettato di rispettare il cessate il fuoco indetto dal governo centrale a condizione che aiuti sufficienti venissero consegnati alla loro regione “entro un tempo ragionevole”.

Dalla dichiarazione “tregua umanitaria” del 24 marzo 2022 indetta dal governo centrale, in poco più di 30 giorni, solo meno di 180 camion hanno avuto possibilità di accesso e consegna di materiale salvavita, cibo, medicinali e carburante relativi a poche settimane di sussistenza per poche migliaia di persone: la regione del Tigray conta più di 6 milioni di etiopi e le Nazioni unite hanno indicato che sarebbe il 90% di queste a necessitare di supporto alimentare e sanitario.

Da dati e stime per difetto sarebbero dovuti entrare con regolarità giornaliera 100 camion al giorno: stime effettuate dalle agenzie umanitarie partners dell’ONU a metà 2021. La situazione in tutti questi mesi si è ulteriormente aggravata e degradata.

Le Nazioni Unite hanno accusato la responsabilità alla governance e alla burocrazia impartite dal governo centrale e il conflitto come cause del mancato accesso umanitario in Tigray in 18 mesi dall’inizio della guerra nel novembre 2020.


Foto di copertina: fonte Reuters – Le munizioni sono viste accanto a un carro armato distrutto in un combattimento tra la Forza di difesa nazionale etiope (ENDF) e le forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF) nella città di Kasagita, regione di Afar, Etiopia, 25 febbraio 2022

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