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Etiopia: forze tigrine responsabili di omicidi, stupri e saccheggi nelle città amhara

Combattenti affiliati al Fronte popolare di liberazione del Tigray hanno deliberatamente ucciso decine di persone, sottoposto a stupri di gruppi decine di donne e ragazze – alcune delle quali di soli 14 anni – e saccheggiato beni pubblici e privati in due zone della regione amhara, nell’Etiopia del nord.  

 

Lo ha denunciato Amnesty International, in un rapporto diffuso il 16 febbraio sulle atrocità commesse in una serie di attacchi avvenuti tra fine agosto e inizio settembre del 2021 nella città di Kobo e nel villaggio di Chenna, finiti nel mese di luglio sotto il controllo delle forze tigrine. 

 

A Kobo, una città nel nordest della regione ahmara, i combattenti tigrini hanno deliberatamente ucciso civili non armati, apparentemente in rappresaglia per le perdite subite tra le loro fila ad opera di milizie e contadini armati di etnia ahmara. Amnesty International ha intervistato 27 testimoni e sopravvissuti, comprese persone che avevano preso parte al recupero e alla sepoltura delle vittime. 

 

Immagini satellitari analizzate dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International mostrano i segni di nuove sepolture nel terreno delle chiese di San Giorgio e San Michele, dove i testimoni intervistati dall’organizzazione per i diritti umani avevano dichiarato di aver sepolto i corpi di numerose vittime uccise il 9 settembre 2021. 

 

Chenna è un villaggio situato a nord di Bahir Dar, la capitale della regione ahmara. A partire dal luglio 2021 le forze tigrine hanno stuprato decine di donne e di ragazze, anche di soli 14 anni, dopo averle costrette a recuperare cibo e a cucinare per loro. 

 

La violenza sessuale è stata accompagnata da pestaggi, minacce di morte e offese di matrice etnica. Quattordici donne e ragazze – sette delle quali avevano meno di 18 anni – hanno denunciato di essere state sottoposte a stupri di gruppo, in alcuni casi di fronte ai loro figli. 

 

Questa è la testimonianza di “Lucy”, 14 anni: 

 

“Erano le 11 di mattina. Mi trovavo in casa con mia madre e mia nonna, quando sono entrati due giovani armati, uno in abiti civili e l’altro in divisa militare. Parlavano un misto di tigrino e amarico. Hanno detto: ‘Le nostre famiglie sono state stuprate e ora tocca a noi’. Uno di loro mi ha stuprata nel cortile, l’altro ha stuprato mia madre in casa. Adesso mia madre sta malissimo, è depressa e disperata. Non parliamo mai di quello che è successo, è impossibile”. 

 

Molte delle sopravvissute allo stupro hanno subito danni fisici e psicologici di lungo periodo e dieci di loro sono rimaste per tre mesi in ospedale. In due casi i medici hanno dovuto curare le lacerazioni causate dall’inserimento delle baionette o dei fucili nei loro organi genitali. 

 

Amnesty International aveva già documentato casi di stupro da parte di combattenti tigrini ai danni di donne e ragazze amhara a Nifas Mewcha e ha ricevuto ulteriori credibili denunce di stupro da altre zone della regione ahmara. Si tratta di crimini di guerra e potenzialmente di crimini contro l’umanità.

Sia a Kobo che a Chenna, i combattenti tigrini hanno saccheggiato abitazioni private e negozi e hanno vandalizzato proprietà pubbliche, come scuole e ospedali, impedendo tra l’altro l’accesso a cure tempestive e sul posto alle donne e alle ragazze che erano state stuprate.

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