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Etiopia: Esercito federale, potente armata o truppe fantasma?

A giorni dovrebbe iniziare la grande offensiva dell’esercito federale ENDF contro i “terroristi” TPLF e OLA. L’offensiva si svolgerà su due fronti. A nord verrà liberata la regione Amhara mentre le forze congiunte ENDF e milizie regionali del Afar invaderanno il Tigray. A sud le ENDF invaderanno l’Oromia per annientare il Oromo Liberation Army. Il portavoce della dirigenza Amhara (che ricopre anche funzioni di Primo Ministro) Abiy AAhmed Ali ha promesso la vittoria finale. In soli dieci giorni il Tigray sarà riconquistato e il TPLF distrutto.

Abiy ha annunciato che questa offensiva sarà improntata sulla alta tecnologia privilegiando il massiccio uso di raid aerei e droni da guerra rispetto alle truppe sul terreno. Solo la regione dell’Amhara (per metà occupata dal TPLF) vedrà un largo uso di truppe a seguito del espresso ordine dato ad Abiy dalla dirigenza nazionalista Amhara di liberare la loro madre patria a tutti i costi e al più presto.

Secondo i piani della dirigenza Amhara l’offensiva di ottobre sarà la pietra tombale per le due forze democratiche che hanno osato ribellarsi contro il Prosperity Party. La guerra civile sarà un lontano ricordo e il dominio etnico Amhara verrà imposto nuovamente come ai tempi degli Imperatori della Dinastia Salomonica. Una breve indagine sui crimini di guerra, per far contenti Nazioni Unite e Occidente, verrà imbastita con il primo obiettivo di cancellare tutte le prove del genocidio in atto nel Tigray. Dopo di ché l’Etiopia può avviarsi verso il suo radioso futuro di Prosperità e i vecchi alleati (tra cui gli Stati Uniti) si arrenderanno alla realpolitik, riprendendo gli affari con i vincitori:  il Governo Amhara e Abiy.

Da quasi un anno siamo abituati alle mussoliniane dichiarazioni del Premier etiope. Già il 28 novembre 2020 aveva dichiarato la vittoria finale in Tigray. Durante la guerra civile che si è protratta nei mesi giungendo anche in Amhara e Afar, il Premier etiope ha promesso più volte offensive militari definitive. Tutte queste mussoliniane dichiarazioni si sono rivelate nella realtà il loro esatto contrario, minando la credibilità non solo di Abiy ma del governo etiope.

Constatando che fino ad ora tutte le dichiarazioni di vittoria non hanno trovato riscontro sui campi di battaglia sorge la domanda: in quale stato realmente versa l’esercito federale ENDF (Ethiopian National Defence Forces)?

L’esercito federale etiope è famoso per essere altamente professionale, ben addestrato e con illimitati mezzi bellici. Questo è dovuto principalmente da tre fattori. Ingenti sforzi finanziari e militari da parte degli Stati Uniti, Unione Europea e Israele che hanno deciso che il ENDF doveva essere una forza di stabilizzazione regionale per bloccare l’avanzata del estremismo islamico nel Corno d’Africa. La nota tradizione guerriera degli etiopi, di cui noi italiani conosciamo bene fin dagli anni Trenta e la capacità tattica militare dei suoi Generali.

Questi tre fattori hanno reso l’esercito federale etiope una delle più importanti forze regionali, in grado di competere con l’esercito egiziano anche se quest’ultimo detiene una superiorità aerea e missilistica rispetto all’Etiopia. Il ENDF è stato utilizzato molto in Somalia. Nel 2007 per destituire le Corti Islamiche e rimpiazzarle con un governo federale sorretto dall’Occidente. Dal 2010 come truppe di supporto alla coalizione militare africana AMISOM guidata dall’Uganda. Il ENDF assieme al UPDF (esercito ugandese) sono stati i principali attori della liberazione della Somalia dal gruppo terroristico islamico Al-Shabaab affiliato ad Al Qaeda e al DAESH.

I soldati etiopi partecipano anche a varie missioni di pace ONU in Africa. Attualmente l’Etiopia ha 52.727 soldati impegnati nelle missioni dei Caschi Blu nel Continente.  La più forte presenza del ENDF si registra in Sud Sudan (13.545 uomini). Seguono in ordine di importanza le missioni in: Mali (12.425 uomini), Repubblica Democratica del Congo (12.299 uomini); Repubblica Centrafricana (10.908 uomini); Libano (9.406 uomini); Abey, la zona contestata tra Sudan e Sud Sudan (3.241 uomini). Partecipa anche con 1.061 uomini alla forza di disimpegno degli osservatori ONU per supervisionare il disimpegno delle truppe siriane ed israeliane al confine tra le due nazioni. Altri 2.267 soldati etiopi partecipano ad altre 12 missioni di pace sparse nel mondo.

In tutte queste missioni i soldati etiopi hanno mostrato un enorme capacità di combattimento, disciplina e rispetto dei diritti umani paragonabili solo ai contingenti africani del Ruanda e Uganda. La presenza delle truppe etiopi nei vari teatri di guerra africana fa la differenza anche se la loro capacità bellica è spesso bloccata da oscure manovre politiche delle Nazioni Unite che con il tempo hanno intaccato l’efficacia dei Caschi Blu a risolvere i conflitti e a proteggere i civili.

Un tale esercito avrebbe dovuto sconfiggere facilmente un esercito regionale (quello del Tigray) e una guerriglia armata solo di armi leggere: il Oromo Liberation Army. Le cronache di questi 11 mesi dimostrano il contrario.

Il ENDF dopo un’apparente e troppo facile vittoria in Tigray registrata nel novembre 2020 si è trovato impantanato nella regione montagnosa del nord Etiopia, subendo costanti perdite di uomini e materiali. La guerra contro il Tigray, pianificata vari mesi prima, ha registrato momentanei successi solo grazie al robusto intervento delle truppe eritree. Queste ultime hanno anche sopportato la resistenza contro la guerriglia TPLF dal dicembre 2020 al aprile 2021. La riconquista del Tigray da parte del TPLF è dovuta al logoramento delle truppe eritree che alla fine hanno deciso di ritirarsi mantenendo il controllo di alcuni territori Tegaru al confine dell’Eritrea. Per tutti i lunghi mesi di occupazione del Tigray l’esercito federale etiope prendeva ordini dall’esercito eritreo che coordinava i piani di battaglia.

Quando il TPLF a sorpresa ha esportato la guerra in Afar e Amhara, le truppe federali sono state sbaragliate in pochi giorni. Per fermare l’avanzata del TPLF, consapevoli che la meta finale era Finfinnee (Addis Abeba in lingua Oromo), Abiy è stato costretto a ricorrere ad una accozzaglia di milizie ed truppe regionali che hanno dato pochi risultati sul terreno. Nuovamente le truppe eritree sono state costrette ad intervenire.

Il ritiro del TPLF dall’Afar non è dovuto ad una superiorità militare del governo centrale ma dall’ostilità popolare verso i Tegaru. La dirigenza TPLF ha compreso che in Afar i suoi uomini rischiavano di trovarsi nella stessa mortale situazione delle truppe etiopi ed eritree in Tigray. Per evitare uno stillicidio inutile di uomini il TPLF ha preferito ritirarsi dal Afar rinunciando a bloccare il corridoio stradale e ferroviario Gibuti – Finfinnee.

In Amhara il TPLF ha registrato i maggiori successi militari che attualmente occupa, assieme a delle milizie locali, metà della madrepatria dei dirigenti nazionalisti Amhara. Il TDF continua a rappresentare una seria minaccia per la capitale storica Gondar e l’attuale capitale regionale Bahir Dar. La caduta di queste due città sarebbe il preambolo per la caduta di Finfinnee.

Il TPLF è stato impossibilitato a conquistare l’intera regione Amhara e le due strategiche città non dalla resistenza dell’esercito federale ma da quella dell’esercito regionale Amhara e dal puntale supporto delle truppe eritree presenti in Etiopia. Spesso i soldati eritrei indossano uniformi del ENDF ma rimangono autonome nella catena di comando. Le truppe eritree sono intervenute anche nel Afar.

L’esercito federale si è dimostrato debole anche in Oromia dove i partigiani Oromo del OLA hanno registrato numerose vittorie. La sola fortuna per il governo centrale risiede nel fatto che il OLA non ha la forza militare necessaria per mantenere le zone liberate. È costretta ad una estrema mobilità delle sue truppe con l’obiettivo di logorare le forze federali. Il OLA al momento non rappresenta una minaccia per Finfinnee (Addis Abeba) ma solo un grande fastidio in Oromia. Un fastidio che si può tramutare in una concreta minaccia se il governo Amhara non riuscirà a sconfiggere la forza militare avversaria più importante: l’esercito regolare del Tigray, TDF.

Dallo scorso luglio la dirigenza nazionalista Amhara ha avviato una vasta campagna di reclutamento per ricostruire l’esercito federale decimato in Tigray, Amhara e Afar. Secondo alcune informazioni almeno 600.000 giovani sarebbero stati reclutati e addestrati in questi mesi. Alcuni osservatori si azzardano a ipotizzare un milione di nuove reclute.

Questi numeri, se corrispondessero alla realtà, permetterebbero ad Abiy di mettere sul campo forze quattro volte superiori a quelle del TDF e sei volte superiori a quelle del OLA. Stranamente il Portavoce Amhara, Abiy , dichiara che l’uso delle truppe di terra sarà limitato ad esclusione della regione Amhara che deve essere sottratta a tutti i costi dal controllo del TPLF.

Come è possibile che un esercito tra i migliori in Africa non sia stato capace di sopraffare velocemente il TDF e la guerriglia OLA, subendo al contrario spaventose perdite che stanno compromettendo le sue capacità offensive e difensive?

L’attuale situazione di debolezza del ENDF è stata creata dallo stesso Premier etiope e dalla dirigenza Amhara. Tra il 2019 e il 2020 il Prosperity Party ha compiuto sostanziali cambiamenti nello Stato Maggiore dell’Esercito e tra i suoi più alti ufficiali, sostituendo Generali e Colonnelli Tegaru con colleghi di origine Amhara. L’obiettivo era chiaro: avere il controllo sull’esercito federale per eventualmente utilizzarlo contro popolazioni o regioni etiopi reticenti al dominio etnico Amhara, camuffato da una falsa parola d’ordine: Unità Nazionale.

Nel processo di sostituzione dei quadri delle forze armate federali, si è applicato lo stesso criterio che fu adottato dal regime fascista negli anni Trenta. I Generali e Colonnelli posti al potere sono stati selezionati non per le loro capacità militari e conoscenza dell’arte della guerra ma per la loro fedeltà al Prosperity Party. Come avvenne per l’esercito fascista anche quello etiope è ora guidato da alti ufficiali totalmente incompetenti.

Durante il periodo di riorganizzazione dei quadri dell’esercito federale, il TPLF, annusando i futuri avvenimenti, si è assicurato il controllo delle migliori unità tra cui le divisioni Nord stanziate in Tigray. I Generali e Colonnelli Tegaru sostituiti sono stati integrati nell’esercito regionale del Tigray. Sono stati anche richiamati alti ufficiali in pensione che in passato avevano ottenuto grandi vittorie contro il DERG di Mengistu o all’estero.

Il TPLF, che all’inizio contava circa 250.000 uomini, ha potuto così contare su un comando altamente professionale che si è facilmente confrontato contro Generali e Colonnelli Amhara che in realtà erano dei politicanti. Le subdole e complicate tattiche adottate dal TDF si scontrano contro le primitive tattiche degli ufficiali Amhara che, in sintesi, consistono nel mandare al macello migliaia di giovani etiopi. Gli unici ufficiali in grado di sostenere il confronto con quelli del TDF sono gli eritrei.

Purtroppo per loro, l’incapacità di comprendere le tattiche del TDF e una forte dose di sottovalutazione iniziale del potenziale del TPLF, dettata da un disprezzo clanico, hanno posto gli ufficiali eritrei in una condizioni di subire le iniziative del TDF in Tigray con un regolare stillicidio di uomini. La debolezza congiunta delle truppe di occupazione etiopi ed eritree nei confronti del TDF è stata all’origine di primi crimini di guerra in Tigray. Dinnanzi alle sconfitte militari i soldati etiopi ed eritrei si vendicavano sui civili, proprio come fecero le truppe naziste in ritirata dai fronti russo, jugoslavo e italiano nel 1944. Il persistere dei crimini di guerra in Tigray ha portato alla naturale metamorfosi che ha posto le basi per l’attuale genocidio del popolo Tegaru.

Le varie milizie offerte  dalle altre regioni etiopi non hanno potuto fare la differenza, fermando le offensive TPLF in Afar e Amhara per una semplice ragione. L’invio delle truppe regionali non è stata una decisione unanime delle varie comunità etniche che compongono la federazione etiope. È stata una decisione imposta dai vari partiti regionali del Prosperity Party che dal dicembre 2019 hanno artificialmente preso il controllo delle regioni dopo l’uscita dal governo del TPLF e il rimpiazzo della coalizione di governo che aveva retto le sorti del Paese per 30 anni con il partito unico del Prosperity Party.

L’arruolamento delle truppe regionali da inviare sui fronti Afar e Amhara è stato un grande fiasco. La maggior parte dei volontari era motivata da odio etnico ma priva di esperienza militare. L’incapacità dei ufficiali Amhara ha compromesso anche il loro addestramento. La maggioranza della popolazione delle varie regioni si è rivelata ostile a mandare i loro figli a morire per i dirigenti Amhara.

Forti dubbi persistono anche sulla campagna di arruolamento per riformare l’esercito federale. Nonostante che la stima di 600.000 nuove reclute sembra plausibile, la maggior parte di esse è stata arruolata con mezzi coercitivi. L’addestramento ricevuto è di bassa qualità. Questi due fattori rendono le nuove reclute totalmente impreparate ad affrontare i wardog veterani del Tigray e inaffidabili sul campo di battaglia. Questa è la principale ragione per cui la dirigenza Amhara ha scelto di privilegiare i raid aerei e i droni rispetto alle truppe di terra per l’imminente offensiva.

Va considerato inoltre che l’esercito federale è molto demoralizzato a causa delle continue sconfitte inflitte sia dal TPLF che dal OLA. I casi di diserzione sarebbero molto frequenti anche se il governo Amhara tenta di occultarli. Solo in Amhara, il Premier etiope, prevede un massiccio uso delle truppe di terra. Secondo vari osservatori militari regionali il ENDF ha scarse possibilità di ottenere una vittoria schiacciante e definitiva in Amhara nonostante la copertura aerea se le truppe eritree decideranno di non intervenire.

Basterà un massiccio uso di raid aerei e droni per vincere la guerra civile? La supremazia dei cieli e l’uso dei droni offrono un evidente e incontestato vantaggio ma la storia ha dimostrato che sono mezzi insufficienti per ottenere una vittoria decisiva. Alla fine dei conti sono le truppe terrestri che possono assicurare l’annientamento del nemico. Questo è stato dimostrato in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, in Vietnam, in Siria, Afghanistan e in altri teatri di guerra mondiali.

L’esempio del Afganistan è rivelatore. Per quasi vent’anni gli eserciti americano e NATO hanno fatto affidamento alla alta tecnologia con raid aerei e droni senza ottenere alcuna vittoria decisiva. I raid aerei e i droni possono creare ingenti danni al nemico ma non possono neutralizzare in toto le sue capacità offensive e difensive. Per un esercito come quello del Tigray, esperto in guerra convenzionale e guerriglia, è facile passare da operazioni campali a operazioni di guerriglia per prendere tempo, riorganizzare le forze e lanciare nuove offensive. Esattamente come hanno fatto i Talebani in Afghanistan.

Il detto talebano: “gli americani hanno l’orologio ma noi il tempo” si adatta perfettamente alla situazione attuale in Etiopia. Sia il TPLF che il OLA puntano ad una guerra civile protratta nel tempo. Non importa se occorreranno 5, 10 o 20 anni. È proprio il tempo a mancare per la direzione Amhara che necessita disperatamente di una vittoria lampo.

Se la guerra civile si protrarrà nel 2022 il governo etiope rischia di trovarsi in una situazione internazionale insostenibile soprattutto se verrà riconosciuto il genocidio in atto nel Tigray. L’economia etiope, disintegrata dalla pandemia Covid19 e, soprattutto, dalla guerra civile, non sarà in grado di reggere un conflitto di lunga durata. Come fu per l’ultimo imperatore Amhara e per il DERG, anche il Poverty Party rischia di crollare a causa dell’impossibilità finanziaria di sostenere il conflitto.

In ultima analisi, la dirigenza Amhara si gioca il tutto per tutto in questa imminente offensiva di ottobre ma, per riuscire a raggiungere gli obiettivi, questa offensiva deve distruggere totalmente il TPLF e il OLA. Una eventualità considerata assai difficile da realizzare.

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