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Etiopia: cosa si aspettano da Abiy i cittadini?

I fantasiosi risultati bulgari delle elezioni-farsa dello scorso 21 giugno, sono ovviamente stati decisi a tavolino, ma occorre non dimenticare che una considerevole parte della popolazione che ha avuto il permesso di accedere ai seggi, ha votato per Abiy Ahmed Ali e il suo partito: il Prosperity Party, entrambi sotto controllo della dirigenza Amhara, nazionalista e di estrema destra.
L’appoggio elettorale (calcolato attorno al 40%) proviene soprattutto dall’etnia Amhara grazie al convincente potere di manipolazione detenuto dal Presidente della Regione Amhara: Agegnehu Teshager e dal Capo della polizia politica NISS: Temesgen Tiruneh. Un appoggio non incondizionato. Soprattutto i giovani che hanno vissuto nell’epoca del TPLF al potere, sognano la democrazia e di migliorare le loro condizioni economiche, intravvedendo ancora in Abiy l’uomo del cambiamento.
Il mensile online All Africa ha raccolto le aspirazioni dell’elettorato Amhara. Come prima aspirazione vi è la democratizzazione della camera dei rappresentanti delle 10 regioni che compongono la Repubblica Federale Democratica d’Etiopia. Si chiede nuovi regolamento interno e codice di condotta. Funzioni in linea con la Costituzione, rappresentanza dell’elettorato e, soprattutto, un rafforzamento dei poteri della Camera dei rappresenti per permettergli di vigilare sull’operato degli organi esecutivi dello Stato.
Per molti anni, i membri della Camera sono stati criticati per non aver adempiuto ai loro mandati costituzionali come richiesto. Mentre la gente chiedeva democrazia, i membri della Camera contribuivano al dilagare della corruzione e i progetti di riforme democratiche (già avviati durante gli ultimi anni di potere del TPLF) continuamente ritardati o boicottati. Sono stati anche criticati per aver varato leggi inefficaci e contrarie alla Costituzione, per essere sotto l’influenza dell’organo esecutivo e per non aver assolto alle loro responsabilità in termini di controllo delle attività delle istituzioni. I membri della Camera vengono anche accusati di essere fedeli al loro partito etnico invece di essere veri rappresentanti del loro elettorato e di non voler discutere importanti questioni nazionali.
Il campione intervistato dal mensile All Africa concorda che vi è stato un pacifico trasferimento di poteri tra il TPLF e Abiy Ahmed quando ha sostituito il Primo Ministro Hailemariam Desalegn. Concorda anche che Abiy abbia consolidato il suo potere tramite la sostituzione forzata tra la coalizione governativa controllata dal TPLF (Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope – EPRDF) e il partito unico a carattere nazionale di Abiy: il Prosperity Party. Concordano inoltre che forse il Premier etiope non abbia compiuto tutti gli sforzi necessari per mantenere lo scontro con il TPLF sul piano politico, passando a quello militare incolpando però il TPLF di aver iniziato per primo il conflitto.
Tuttavia la maggioranza degli intervistati ritiene il TPLF un pericolo per la pace nazionale ma tende a differenziare tra i dirigenti politici e la popolazione tigrina. La maggior parte degli Amhara dichiarano inoltre che non accetteranno mai un ritorno al governo del TPLF nemmeno all’interno di una ampia coalizione dove le altre etnie potessero avere una maggior rappresentanza e autonomia rispetto alla passata coalizione del EPRDF.
Seppur odiando il TPLF, accusato di aver istaurato per quasi 30 anni un regime dittatoriale a favore del suo gruppo etnico, la maggioranza degli intervistati deplora la violenza sui civili. Recentemente sono state sollevate critiche accusando i membri della Camera di non voler affrontare la questione delle violenze contro la popolazione civile registrate non solo in Tigray ma anche in Oromia e in altre parti del paese. Nonostante la continua propaganda governativa che dipinge i tigrini come dei mostri da sterminare e i partiti d’opposizione Oromo come organizzazioni terroristiche, dubbi e sentimenti di vergogna stanno nascendo tra i giovani Amhara nell’apprendere le violenze sofferte dai loro connazionali in Tigray e Oromia. La maggior parte degli intervistati dimostra di subire un blackout informativo sulla maggioranza degli avvenimenti in Tigray e Oromia e sui crimini commessi nelle due regioni.
Dall’arrivo al potere, Abiy Ahmed ha avviato una politica nazionale “unitaria” tesa a superare le divisioni etniche che Abiy ha attribuito alla precedente coalizione di governo EPRDF a cui ha partecipato attivamente nel settore dello spionaggio e repressione dell’opposizione. Questa politica “unitaria” è stata associata alle promesse di democratizzazione dello Stato e messa in pratica attraverso la liberazione dei prigionieri politici, maggior libertà di stampa e d’espressione, la revisione della legge antiterrorismo utilizzata contro gli oppositori e altre riforme. Il campione dell’indagine, nella sua maggioranza, esprime l’impressione che queste riforme non siano state attuate fino in fondo e nutre il dubbio che dietro la politica di unità nazionale si nascondino interessi di partito.
A loro parere il Primo Ministro si sarebbe maggiormente concentrato sulle riforme economiche relative agli investimenti e aziende di Stato per preparare la liberalizzazione del mercato e la privatizzazione della aziende statali. Su queste riforme economiche l’elettorato esprime preoccupazioni e le paure di venir colonizzati da investitori stranieri (regionali o internazionali) e di un aumento della disoccupazione causa prevedibili ondate di licenziamenti di lavoratori pubblici.
Anche i benefici fino ad ora goduti dai lavoratori del pubblico impiego e aziende statali sono fonte di preoccupazioni. Continueranno dopo la riforma del pubblico impiego e la privatizzazione delle aziende statali? Durante i 28 anni di governo del EPRDF i lavoratori impiegati dallo Stato godevano di facilitazioni compreso la possibilità di riscattare con ragionevoli somme di denaro, l’appartamento a loro affidato dal Governo. Una prassi inserita nel piano di urbanizzazione popolare iniziato nel 2010.
La maggior parte degli intervistati ritiene che vi sia ancora molto lavoro da fare per riorganizzare e rafforzare le istituzioni legali, giudiziarie e democratiche attendendosi la piena partecipazione dei parlamentari che devono mettere gli interessi del popolo e del paese prima degli interessi del loro partito (Prosperity Party). Nella loro visione della “Nuova Etiopia” il parlamento deve difendere i diritti umani, contribuire al consenso nazionale, rafforzare le istituzioni democratiche e controllare i dirigenti e i ministri.
“Il Paese ha bisogno di idee che rafforzino l’unità del popolo e portino pace e stabilità nel Paese. Devono essere una parte fondamentale del processo di costruzione della pace nazionale affidato ai nostri parlamentari”, afferma il commentatore politico Alemayehu Hailu.
“Considerando l’attuale situazione in Etiopia, noi etiopi abbiamo bisogno di parlamentari visionari e patrioti in grado di formulare politiche forti che possano portare il nostro paese fuori dalla sua attuale situazione. Il nuovo parlamento che è scaturito dalle elezioni del 21 giugno deve avere una chiara comprensione della politica del nostro paese, della regione e del mondo” dichiara l’esperto legale Amdegebriel Admasu.
Non mancano le critiche dirette al futuro parlamento e governo. “I membri del parlamento stanno emanando leggi repressive come le leggi anti-terrorismo, contro i media e le organizzazioni della società civile. Questo non riflette l’interesse pubblico ma l’interesse di un particolare partito politico” spiega Dejen Yemane, docente di giurisprudenza presso la Wollo University, riferendosi al Prosperity Party.
L’attuale presidente della Camera: Tagesse Chaffo, afferma che i prossimi Parlamento e Governo saranno più efficienti e funzionali rispetto ad ora in quanto saranno composti da esperti con vaste esperienze nei singoli settori provenienti dalla diaspora in India, Sudafrica, Botswana e Inghilterra. Saranno un palamento e un Governo che terranno in conto le esigenze del Paese e consentiranno di lavorare efficacemente, per modernizzarlo.
Chaffo nasconde però due problematiche principali. La prima riguarda la composizione etnica del Parlamento, a maggioranza Amhara, compresi i famosi “esperti” della diaspora. Il secondo la reale rappresentanza e autorità di un governo sorto da frodi elettorali e intento a massacrare parte della sua popolazione in Tigray e Oromia.
Una significativa parte degli intervistati dichiara il suo sostegno al Premier, affermando di essere convinta che Abiy sia ancora l’uomo giusto su cui puntare ma vittima di un complotto internazionale orchestrato dal TPLF per riprendersi il potere.

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