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Egitto, la Cop-27 inizia in un clima di grande repressione 

Alaa Abd el-Fattah, difensore dei diritti umani, condannato a cinque anni di carcere il 20 dicembre 2021 e attualmente al duecentodecimo giorno di sciopero della fame; Mohamed Baker, avvocato, condannato a quattro anni di carcere il 20 dicembre 2021; Abdelmoniem Aboulfotoh, oppositore politico, condannato a 15 anni di carcere il 29 maggio 2022; Hanin Hossam, influencer, condannata a tre anni di carcere il 18 aprile 2022; Mawada el-Adham, influencer, condannata a sei anni di carcere il 21 giugno 2021; Ahmed Douma, attivista, in prigione dal 2013, condannato a 15 anni di carcere; Asha el-Shater, figlia di un dirigente della Fratellanza musulmana, detenuta in attesa di processo dal 1° novembre 2018; Mohamed Abo Horeira, avvocato, detenuto in attesa di processo dal 1° novembre 2018; Hoda Abdelmoniem, avvocata, detenuta in attesa di processo dal 1° novembre 2018, Ezzat Ghoneim, difensore dei diritti umani, detenuto in attesa di processo dal 18 febbraio 2018, Anas el-Beltagy, figlio di un dirigente della Fratellanza musulmana, detenuto a più riprese dal dicembre 2014 e ancora sotto processo; Toufik Ghanem, giornalista, detenuto in attesa di processo dal maggio 2021.

Queste persone, come moltissime altre, sono private arbitrariamente della libertà a seguito di arresti o condanne che chiamano in causa gli organi giudiziari dell’Egitto, ormai del tutto dipendenti dal potere politico. Ufficialmente, i reati loro ascritti sono quelli di terrorismo, diffusione di notizie false, condotta immorale, atti di violenza. Ma sono in carcere per aver espresso le loro opinioni o, in alcuni casi, per mera relazione familiare con altri detenuti. Altri, come Patrick Zaki, sono sotto processo a piede libero. Altri ancora, come Ahmed Samir Santawy, sono stati scarcerati ma non possono viaggiare all’estero.

Tra pochi giorni, in Egitto, inizierà la Cop-27. Chi aveva sperato che, nei mesi precedenti la conferenza mondiale sul clima, il governo del presidente al-Sisi avrebbe mostrato qualche segnale di alleggerimento della repressione scarcerando persone che mai avrebbero dovuto mettere piede in galera, si è ancora una volta sbagliato.

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