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Delitto Attanasio, fine del dibattito al processo per l’omicidio dell’ambasciatore italiano in Congo

Battute finali per il processo sul delitto Attanasio che si sta svolgendo a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo.
Il tribunale militare che dovrà esprimersi sui presunti assassini dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio ucciso il 22 febbraio del 2021 in un agguato insieme al carabiniere che gli faceva da scorta, Vittorio Iacovacci, e all’ autista del World food programme, Mustapha Milambo, ha ritenuto di essere “sufficientemente illuminato” dopo quattro mesi di udienze e ha dichiarato chiuso il dibattito.
Il pubblico ministero e la difesa illustreranno le loro argomentazioni nella prossima udienza, fissata per il 1° marzo.
Il “major-magistrat” Freddy Eume, presidente del tribunale militare della guarnigione di Kinshasa-Gombe ha ricordato che i sei imputati vengono perseguiti “per omicidio, associazione per delinquere, detenzione illegale di armi e munizioni di guerra”.
Murwanashaka Mushahara André, Issa Seba Nyani, Bahati Antoine Kiboko, Amidu Sembinja Babu (alias Ombeni Samuel) e Shimiyimana Prince Marco, comparsi la prima volta davanti alla Corte nel carcere di Ndolo il 12 ottobre – il sesto è in fuga e viene giudicato in contumacia – continuano a professarsi innocenti.
Su tutti loro grava l’accusa di essere responsabili dell’omicidio il 22 febbraio 2021 dell’ambasciatore italiano nella RDC e delle altre sue vittime dell’attacco.
I tre uomini erano stati uccisi durante una sparatoria dopo essere caduti in un’imboscata alla periferia del Parco Nazionale Virunga nella provincia del Nord-Kivu (est del Congo).
Durante l’ultima udienza, sono stati visionati i  video degli interrogatori condotti da ispettori di polizia a Goma, la capitale dello Stato, in cui gli imputati confessano di aver partecipato  all’agguato.
Marco Prince Shimiyimana è stato indicato da due co-imputati come “colui che ha sparato all’ambasciatore”.
In questi filmati, Shimiyimana afferma  di aver partecipato all’imboscata, di aver fatto scendere tutti dal veicolo e bloccato la strada, e infine di essere tra coloro che avevano portato gli ostaggi nella foresta e di aver esploso colpi di arma da fuoco contro le guardie del parco Virunga.
Ma in aula, quando il presidente del Tribunale gli ha chiesto di confermate le sue dichiarazioni e di indicare chi “aveva dato l’incarico di uccidere Attanasio” ha negato tutto, affermando  di non aver mai visto l’ambasciatore e di non essere lui a parlare nei video.
Il pubblico ministero e gli avvocati della parte civile hanno denunciato “una politica di negazione” adottata dagli imputati su indicazione dei loro legali ma di essere certi della loro colpevolezza.
Uno degli avvocati della difesa, Me Peter Ngomo, ha chiesto di “osservare che in queste immagini Ombeni Samuel presentava una cicatrice sul viso” e ha accusato la polizia di Goma di aver “torturato gli imputati per ottenere quelle confessioni”.
Il difensore di Bahati ha inoltre contestato la mancata acquisizione di un documento che attestava un’informazione importante ai fini del 
processo: l’atto di scarcerazione dal carcere di Goma dell’uomo, considerato il capo del gruppo armato, il 22 febbraio del 2021: il giorno dell’agguato a Kikumba.
Una  “commissione rogatoria” ha ritenuto false quelle informazioni affermando che l’imputato era stato scarcerato il 22 gennaio e non a febbraio.
Le conclusioni del processo solo attese per marzo.
La sentenza sembra però già scritta.

 

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