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Dal Darfur al Tigray, a Palermo si accendono i riflettori sulle crisi dimenticate

 

Non esiste crisi, conflitto o inganno che non viva della propria segretezza. Portare alla luce questi segreti, descriverli, renderli visibili a tutti, forse non è di per sé sufficiente ma è l’unico mezzo affinchè il tentativo di oscurarli fallisca” (Antonella Napoli)

In un periodo in cui l’attenzione mediatica sembra quasi monotematica e si concentra -in modo peraltro a volte superficiale o persino assai parziale- su un solo argomento alla volta (sovente quello più vicino, foss’anche solo geograficamente, a noi), c’è il forte bisogno di dar voce alle aree e alle persone dimenticate del mondo.

Ce n’è bisogno per diversi motivi.

Perchè è giusto, innanzi tutto. Anche egoisticamente: è giusto conoscere. Conoscere aiuta a capire e capire aiuta a non sbagliare, a non ripetere sempre gli stessi errori, a non giudicare scorrettamente situazioni, azioni (come le migrazioni) e persone.

Poi perché capire fornisce una chiave di lettura che non solo è più aderente alla realtà, e quindi vera, ma consente anche di analizzare i fenomeni del mondo (di nuovo: come le migrazioni) nella loro completezza e complessità, senza correre il rischio di banalizzare, appiattire, polarizzare, trasformare riflessioni in tifo, dibattito in rissa, informazione in propaganda, ricerca di soluzioni in mero tornaconto (ad esempio elettorale).

Per questo, serve provare a costruire un percorso di informazione e approfondimento, tentando di illuminare le periferie del mondo, quelle dei conflitti continui, delle pervasive violazioni dei diritti umani, delle violenze, dei diritti negati, delle persecuzioni. Quelle che schiacciano le persone, togliendo loro il futuro, la speranza e la fiducia.

Quelle periferie invisibili, lontane dall’informazione generalista. Sconosciute e dimenticate.

Almeno finchè qualche persona più audace, coraggiosa, forte e fortunata delle altre arriva sulle nostre coste a porci interrogativi ai quali siamo disabituati a rispondere e a metterci innanzi la nostra -forse (per qualcuno) inconsapevole- ipocrisia.

Venerdì 24 giugno alle 18:00, nello Spazio Mediterraneo ai Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo, Focus On Africa sarà accanto alle attiviste e agli attivisti di Amnesty International in un momento di incontro, approfondimento, dialogo e analisi della situazione dei diritti umani nell’Africa centro-orientale, all’interno di un racconto che lega Darfur e Tigray, in una sorta di scia di violazioni e speranza tra Sudan, Etiopia ed Eritrea.

 

Un incontro aperto alla città, finalizzato a parlare di situazioni spesso sconosciute (ai più) ma che ci sono molto più vicine di quanto non crediamo, ad affrontare quei passaggi che interrogano le nostre coscienze, a fare un piccolo gesto per aiutare a portare quella fiaccola capace di ridare speranza alle vittime e di illuminare, di certo in modo flebile e molto parziale, l’oscurità nella quale i regimi, i gruppi terroristici, le multinazionali senza scrupoli e i politici corrotti prosperano impuniti.

La stessa oscurità nella quale, da questa parte del mondo, si moltiplicano i venti xenofobi e razzisti che rendono asfittico e tossico lo spazio comunicativo, anestetizzano la nostra ragione e polarizzano l’attenzione veicolando propaganda e fake news.

È con la complicità dell’indifferenza e della distrazione del mondo che si consolida l’impunità di chi avidamente priva in modo continuo, irresponsabile e miope le persone del proprio futuro. E noi della verità.

Il gruppo Italia 044 di Amnesty International ha fortemente voluto e organizzato questo momento, modererà l’incontro e fornirà uno spaccato sul Rapporto annuale 2021-22 sulle violazioni dei diritti umani. Interverranno inoltre la psicologa e operatrice culturale Yodit Abraha, che porterà la sua testimonianza diretta e indiretta, e Antonella Napoli, che parlerà delle sue esperienze giornalistiche maturate sul campo, presenterà il libro “Il vestito azzurro” (edito da People) e racconterà l’avventura editoriale di Focus On Africa.

L’evento è stato organizzato anche grazie alla gentile ospitalità (nello Spazio Mediterraneo, all’interno della splendida cornice dei Cantieri culturali alla Zisa) offerta da Legambiente Sicilia, e alle fotografie dall’Etiopia messe generosamente a disposizione dal CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud.

 

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