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Covid-19, raggiunta la soglia dei 26mila contagi in Africa. Oms: fare di più per contenere virus

Il Covid – 19 continua implacabile la sua diffusione in Africa. Continua a salire il numero dei casi di contagio, che sfiorano i 26 mila in 52 paesi. Il paese più colpito è l’Egitto, con 3.659 casi (e 276 decessi) che supera di poco il Sudafrica (3.635). Seguono Marocco (3.446), Algeria (2.910), Camerun (1.163), Ghana (1.154), Gibuti (974), Costa d’Avorio (952), Tunisia (909), Nigeria (873), Repubblica di Guinea (761), Niger (662), Burkina Faso (609) e Senegal. In aumento Kenya (303) e Mali (293) mentre appare difficile stimare se l’immobilità in alcuni paesi sia dovuta effettivamente all’arresto dei contagi o piuttosto a una mancata comunicazione di nuovi episodi e decessi.
Le vittime al momento sono 1.246, 6.938 guariti.
Un quadro poco rassicurante, ampiamente previsto dall’Organizzazione mondiale della sanità che attraverso la voce del  direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, un etiope che ben conosce il suo continente, ha da subito manifestato grande preoccupazione per la diffusone della pandemia in Africa.
“Non illudiamoci – il monito di  Ghebreyesus – il virus sarà con noi per lungo tempo”. Il numero 1 dell’Oms ha voluto cosi ricordare al mondo che sebbene in varie zone la pandemia di Covid-19 abbia rallentato, in realtà popolose come l’Africa e il Sudamerica e in pieno vigore.
I casi totali registrati del virus Sars-Cov-2 hanno superato i 2,5 milioni e i decessi sono circa 180mila, secondo i dati elaborati dalla Johns Hopkins University.
E all’allarme sanitario si affianca quello, strettamente correlato, del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite che avvertono: se non agiamo, entro pochi mesi potremmo dover affrontare carestie di proporzioni bibliche”.
Il rischio per il 2020 esisteva già per vari Paesi segnati da povertà e guerra, con 135 milioni di persone in insicurezza alimentare. Ma la cifra, secondo le nuove proiezioni, è raddoppiata. E il relatore speciale dell’Onu per la povertà estrema e i diritti umani, Philip Alston, ha aggiunto che la pandemia “potrebbe spingere oltre mezzo milione di persone ad aggiungersi alla massa di chi vive in povertà”, quindi “è il momento di riforme strutturali profonde che proteggano le popolazioni nel loro insieme”.

 

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