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Centrafrica, Paese al centro del continente africano che merita attenzione

Il Centrafrica, paese grande due volte l’Italia, con una popolazione di meno di 6 milioni di abitanti, è un paese che merita attenzione.

Un paese tra i più poveri del mondo, e che si trascina da anni in una serie di guerre, ribellioni e difficoltà.

Come molti paesi dell’Africa, è uscito dalla colonizzazione ufficialmente nel 1960. Ma concretamente era, fino a un paio di anni fa, parte del sistema della Françafrique (non più colonia, ma mai neanche del tutto indipendente). Da un paio di anni è in gioco una guerra diplomatica, per assicurarsi il primato geopolitico, scatenata dalle scelte del governo e dagli appetiti della Russia.

Forte nella gestione di informazioni e (più spesso) di false informazioni, da anni la Russia ha scatenato una lotta contro l’egemonia della Francia (e in parte anche dell’Unione Europea). Il risultato è evidente: a fine 2022 il contingente militare francese lascerà la capitale, Bangui, e il paese. E sempre più spesso, anche in sedi molto ufficiali (ultimamente, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) il ministro degli Esteri centrafricano si esprime con aperta ostilità verso la Francia.

E, come dice un proverbio africano. “quando gli elefanti lottano, chi ci rimette è l’erba”!

Da mesi la comunità internazionale reagisce tagliando fondi e finanziamenti, ed è molto probabile che prossimamente lo Stato Centrafricano non sarà più in grado di assicurare il pagamento dei salari dei funzionari  (uffici, ma anche medici, infermieri e insegnanti).

C’è un elemento nuovo, e credo anche positivo, che si sta rivelando in alcuni paesi dell’Africa: un certo orgoglio e una certa volontà di affermarsi.

Qualche settimana fa, un amico, missionario in Centrafrica da 30 anni, scriveva sul suo blog (http://bozoum.blogspot.com/) :

Oggi è il primo dicembre: 64 anni fa veniva proclamata la Repubblica Centrafricana, che sarebbe diventata indipendente due anni dopo, il 13 agosto 1960.

È una festa molto sentita, “La” festa nazionale.

Oggi, tradizionalmente, in molte città del paese ci sono momenti di festa. E, dove possibile, c’è il “défilé”: la sfilata di alunni, militari, associazioni, partiti, ditte e chiunque si organizzi e voglia e possa esibirsi.

Siamo ormai in piena stagione secca, e ormai di piogge non ce ne saranno più fino a marzo o aprile.

Ma il clima sociale e politico rimane molto nuvoloso.
Lunedì una base militare russa avrebbe subito un attacco aereo, a Bossangoa.
Martedì un’auto con dei cinesi  a bordo (che sono probabilmente in cerca di oro), è stata assalita: un militare è stato ucciso, un altro ferito, e i due cinesi sono stati presi in ostaggio. E questo sulla strada verso Niem, a 40 km da Bouar (e 100 da Baoro).
E, ormai da più di 6 mesi, il carburante è introvabile al mercato ufficiale ( ma se ne trova, con prezzi quasi raddoppiati, sul mercato nero).

C’è il sole. Ma è nuvolo.

Con la speranza e la preghiera che la giornata di festa di oggi non sia solo una parentesi, ma un punto di partenza. E di ri-partenza.

Il 2022 è un anno di fortissime tensioni.

Il presidente, rieletto due anni fa, in mezzo a una ennesima guerra, con soli 300.000 voti, sta tentando tutto il possibile per essere rieletto. Ma… la Costituzione non lo permette. E allora, via a progetti di revisione, referendum ecc, fino a quando la Corte Costituzionale si è pronunciata chiaramente sull’impossibilità di fare un terzo mandato. Ma la soluzione è semplice: la presidente della Corte Costituzionale viene messa in pensione e tolta dal suo ufficio. Nonostante il fatto che i giudici della C.C. siano irremovibili. E la presidente, la giudice Danielle Darlan, aveva rappresentato una delle pochissime voci che si sono opposte all’illegalità e alla prepotenza.

Alcuni mesi fa, il presidente Touadera ha lanciato il paese nell’avventura delle criptovalute, con un progetto ambizioso e poco realistico. In effetti, la prima asta di criptovaluta SANGO (il nome della lingua nazionale) è stata un fiasco solenne, con meno del 10% di vendite. E doveva essere la prima di 10 aste.

La decisione aveva suscitato molta perplessità (chi può venire ad investire in un paese in guerra da decenni, senza strutture né infrastrutture?). E anche molta preoccupazione, perché la cripto valuta potrebbe servire per pagare i mercenari russi, ma anche per rendere più facile l’esportazione di capitali “sporchi” da parte della classe al governo.

E, non ultimo, da maggio 2022 (da ormai quasi sette mesi), il paese si confronta con una penuria di carburanti. Cosa ci sia dietro, è difficile saperlo. Potrebbe esserci la volontà di mettere in difficoltà la TOTAL (che ultimamente ha annunciato il ritiro dal Centrafrica, dove, a detta loro, il giro d’affari annuale è inferiore a quello di un’area di servizio su un’autostrada in Francia!). Potrebbe anche essere un “ulteriore” sistema per aumentare i guadagni della classe dirigente: ufficialmente il carburante non c’è, ma si trova al mercato nero…

È una situazione strana.  Il governo ( Presidente, Ministri, ma anche tutta la schiera di famigliari e “amici” che si arricchiscono sulla popolazione) ha preso una direzione chiara, per poter continuare a sedersi al tavolo “buono”. Le opposizioni sono deboli, e spesso poco credibili.

E intanto la situazione si tende sempre di più, con il rischio che, prima o poi, riscoppi ancora la guerra.

E allora è bene seguire con attenzione questo paese, al centro dell’Africa.

Credit foto Crisis group

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