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Centrafrica, esplosione di mine ferisce padre missionario e uccide due persone

Stava percorrendo la strada che da Niem si estende verso Bien quando, all’altezza del villaggio Service Kolo, l’auto è passata su una mina che è esplosa distruggendola. Così padre  Arialdo, parroco di Bien, mercoledì mattina è rimasto gravemente ferito nell’incidente che è costato la vita a due persone che erano con lui.

Le condizioni di sicurezza in Centrafrica sono sempre più drammatiche. Nei mesi scorsi si è levato alto l’appello di padre Tiziano, medico e padre missionario a Niem (a 75 km da Bouar, in piena zona 3R).
Padre Tiziano ha raccontato che Bouar è completamente nelle mani dei ribelli del gruppo 3R. Confidando sul fatto che molti di loro lo conoscevano aveva attraversato in macchina tutta la città.
La sua era la sola vettura che circolava. Tutte le “boutiques” erano chiuse, come pure la banca, la Total gli uffici pubblici. Gli unici aperti erano i baracchini dove si poteva trovare qualche sigaretta. Nessuna traccia della Minusca o dei FACA l’esercito regolare centrafricano che attualmente è tutto nella base militare non molto distante dalle attuali posizioni ribelli). Solo un vecchio mezzo blindato che è allo stesso posto da almeno 6 anni.
I ribelli, invece, sono mischiati tra la gente, anche al quartier Haoussa , un quartiere prevalentemente abitato dai musulmani. Parecchia gente è sfollata soprattutto alla cattedrale, a S. Laurent dai Cappuccini. Qui la Minusca è presente. Alcune famiglie si sono rifugiate nelle nostre comunità di Fatima e S. Michel e anche dalle Clarisse.
Gli anti-gbalaka, le milizie locali composte per lo più da ragazzotti di Bouar, contano poco o nulla. I 3R hanno attaccato il campo militare ma sono stati respinti. La Minusca, cioè i Caschi Blu dell’ONU hanno fatto solo da osservatori. Padre Tiziano ha raccontato che il Vescovo ha messo a disposizione una vettura per recuperare i morti causati da questi scontri, usando una bandiera della Croce Rossa, 3 elementi dei 3R e due FACA. Nessuna vittima o feriti civili, anche perché il campo militare preso d’assalto er un po’ fuori dalla città. All’ospedale di Bouar sono arrivati gli operatori di Medici senza frontiere che prestano assistenza ai ricoverati con lesioni da macete e da armi da fuoco.
Tutte le autorità civili (prefetto, sottoprefetto, sindaco…) sono rifugiati nella cattedrale di S. Joseph.
La situazione è dunque estremamente complicata e il rischio di attacchi dei 3R è costante. Finora non se la sono presa con la popolazione civile ma anche loro hanno bisogno di mangiare.

La Repubblica centrafricana è in crisi da anni. Nel 2013 c’era la Seleka (a maggioranza musulmana) che aveva preso il potere, scatenando una guerra civile. Nel 2015 la visita di Papa Francesco era stato uno degli avvenimenti più grandi, ed aveva permesso al Paese di incamminarsi nella via della Pace. A fine 2015 c’erano state le elezioni, ed era stato eletto a sorpresa Faustin Touadera come presidente. Professore universitario (ma anche ex primo ministro), aveva suscitato molte speranze. Ma in 5 anni non ha praticamente realizzato niente, nonostante massicci aiuti internazionali. C’è moltissima corruzione, e le ricchezze del paese sono svendute al miglior offerente (è il caso dell’oro con i cinesi, dei diamanti con i russi, ecc).
E in più, dal 2015 un buon 80% del paese è occupato da gruppi ribelli (e nel rimanente 20%, l’autorità dello Stato è molto debole).

Purtroppo la Minusca, la missione Onu dispiegata da anni nel Paese, con costi enormi, produce risultati in termine di sicurezza molto molto piccoli. Con 12.000 uomini (di cui 11.000 militari) ci aspetterebbe un impegno concreto a fermare le violenze. Invece il risultato è piuttosto deludente.
I militari provengono spesso da paesi lontani, e non riescono ad acquisire una conoscenza seria di quanto succede. La stragrande maggioranza di questi militari non parla il francese (e molti neanche l’inglese), per cui è difficile che possano fare un lavoro di prossimità e di raccolta di informazioni.
Insomma, una presenza pressoché irrilevante.

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