vai al contenuto principale

Burundi, il presidente Ndayishimiye invita a “lapidare” gli omosessuali in uno stadio

Lo scorso 18 dicembre il pontefice cattolico, Papa Francesco, ha dato il suo assenso alle “benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso“. Con l’approvazione della “Fiducia supplicans” da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Chiesa cattolica non riconosce le unioni di coppie omosessuali come matrimonio, ma ne permette una benedizione assimilabile a quelle popolari, quindi distinta da quelle rituali e liturgiche.

Nonostante queste cautele, alcune conferenze episcopali nazionali africane, come quelle di Nigeria, Zambia e Malawi, si sono apertamente ribellate alla Santa Sede, comunicando ufficialmente che, nei loro territori, certe benedizioni non solo non saranno approvate, ma saranno addirittura vietate.

Ieri, 29 dicembre, è arrivata anche l’opposizione da parte di un politico: il presidente del Burundi, Évariste Ndayishimiye, ha detto che gli omosessuali andrebbero “lapidati in uno stadio” perché “hanno scelto il diavolo” e “attirano la maledizione divina“.

Ndayishimiye, che è cristiano e conservatore, è a capo di un Paese dove i rapporti tra persone dello stesso sesso sono punibili con pene fino a due anni di carcere e, intervenuto in una conferenza pubblica trasmessa in radio e tv, ha risposto a varie domande, tra cui una sulla recente liberalizzazione delle benedizioni alle coppie gay da parte del Vaticano. Il presidente burundese ha definito l’unione omosessuale come una “pratica abominevole” e che, se in Burundi, ci fossero persone di questo tipo, “dovremmo metterle in uno stadio e lapidarle con pietre; e non sarebbe un peccato per chi lo fa“.

Il codice penale burundese punisce i rapporti omosessuali, punibili con multe e condanne che vanno da tre mesi a due anni di reclusione. Nel marzo 2023, 24 persone sono state accusate di “pratiche omosessuali o incitamento a pratiche omosessuali” e condannate a vari anni di carcere.

In Africa sono molti i Paesi a discriminare gli omosessuali, soprattutto in Uganda, dove una legge omofoba è stata approvata nel maggio 2023, il cui testo è stato definito “draconiano e discriminatorio” da Volker Türk, il capo dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR):

Proprio dagli attivisti ugandesi del gruppo “Let’s Walk Uganda”, che si occupa della difesa dei diritti LGBTQ+, stamattina arriva una ferma condanna alle parole di Ndayishimiye e la richiesta alla comunità internazionale di “condannare queste dichiarazioni nel modo più forte possibile“.

Torna su