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Alaa Abd el-Fattah, il “Gramsci d’Egitto”, è al duecentesimo giorno di sciopero della fame

Fiaccato nel fisico ma tenace nell’animo, resistente come un vero difensore dei diritti umani, Alaa Abd el-Fattah – il “Gramsci d’Egitto”, che sta scontando una condanna a cinque anni di carcere per il fasullo reato di “diffusione di notizie false” – giunge oggi al giorno n. 200 di sciopero della fame.
Chi sperava in un atto distensivo del presidente egiziano al-Sisi in vista della Cop-27 di novembre si sbagliava. Chi auspicava un intervento del governo del Regno Unito per un detenuto per motivi di opinione che è anche cittadino britannico, per il momento si è illuso.
Abbiamo imparato bene, in questi anni, due cose: che le autorità del Cairo sono molto scaltre nell’esercizio delle pubbliche relazioni, scarcerano molti prigionieri (e meno male!) per mostrare il loro impegno nel campo dei diritti umani, ma trattengono quelli più importanti; e che agiscono, se e solo se qualche governo decide di fare sul serio. Non è così per quanto riguarda Alaa, non è così neanche per quanto riguarda la situazione di tempo sospeso di Patrick Zaki.
Dal 28 maggio, con scarsa attenzione dei più importanti organi d’informazione, digiunano in Italia con turni di 24 ore centinaia e centinaia di persone. Un gesto di solidarietà internazionale tra i più nobili di questi anni.
Chi volesse aderire al digiuno di solidarietà di 24 ore a staffetta, potrà scrivere a info@invisiblearabs.com
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