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Alaa Abd el-Fattah, 100 giorni di sciopero della fame per rivendicare diritti e libertà

 

Oggi, domenica 10 luglio Alaa Abd el-Fattah, il più noto prigioniero di coscienza egiziano, il “Gramsci del Cairo”, figura iconica del movimento per i diritti umani degli ultimi decenni, è arrivato al giorno numero 100 dello sciopero della fame.

Arrestato nel settembre 2019, Alaa Abd el-Fattah è stato condannato nel dicembre 2021 a cinque anni di carcere da un tribunale d’emergenza per “diffusione di notizie false”. Stessa sorte per il suo avvocato, Mohamed Baqer, che di anni di carcere ne ha ricevuti quattro. Il 25 giugno entrambi hanno trascorso il loro millesimo giorno di prigionia.

Alaa Abd el-Fattah ha intrapreso lo sciopero della fame il 2 aprile per protestare contro la sua ingiusta condanna, le inumane condizioni detentive e il rifiuto della direzione delle carceri di garantire i suoi diritti consolari di cittadino britannico.

La sua protesta ha avuto grande risalto nel Regno Unito, un po’ meno in Italia nonostante dal 28 maggio oltre 100 persone abbiano digiunato e stiano ancora digiunando a staffetta per 24 ore (alcune di loro più volte) in segno di solidarietà.

Qualcosa nel Regno Unito si è mosso. Come racconta la sorella Mona Seif (che ha digiunato a sua volta per quasi un mese), la ministra degli Esteri di Londra Liz Truss ha dichiarato al parlamento che il suo governo stava “lavorando molto duramente per ottenere il rilascio” di Alaa. Di Alaa si è parlato, sia nelle manifestazioni che negli incontri ufficiali, in occasione della visita ufficiale nel Regno Unito del ministro degli Esteri Sameh Shoukry. Purtroppo, la crisi di governo a Londra rischia di far passare nuovamente in secondo piano la sua vicenda.

Soprattutto, questi sviluppi paiono incerti e soprattutto lenti rispetto all’urgenza dettata dalle condizioni di salute di Alaa, che dev’essere immediatamente scarcerato.

 

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