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#veritaperlucavittoriomustapha, una campagna per chiedere piena luce sull’agguato

A un anno dall’agguato nella Repubblica democratica del Congo costato la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci, che gli faceva da scorta, e all’autista del World Food Programme, Mustapha Milambo, non è ancora stata fatta piena luce su quanto accaduto il 22 febbraio del 2021 e anche le rivelazioni delle ultime ore non aggiungono molto a quanto già sapevamo. Anzi. Emergono ancora nuove contraddizioni tra quanto rilevato dagli inquirenti italiani e da quelli congolesi. Secondo le testimonianze raccolte in un primo momento dai Ros, contenute nell’ordinanza relativa all’inchiesta su cui i magistrati hanno annunciato la scorsa settimana l’avviso di chiusura delle indagini confermando quanto avevamo anticipato, ovvero che  ci sono due indagati per la parte relativa all’omessa sicurezza, Rocco Leone e Monsour Rwghaza, accusati di omicidio colposo, i quali hanno raccontato di essere stati vittime di un tentativo di rapina di un commando che aveva chiesto 50.000 dollari per non essere portati via nella foresta. Ma ovviamente nessuno in quel convoglio aveva quella cifra con sé e quindi a quel punto l’imboscata alle due macchine con a bordo tre uomini bianchi si è trasformata in un sequestro a scopo di estorsione.
Gli ostaggi servivano per ottenere un riscatto, ma l’azione è fallita con la sparatoria in cui sono rimasti vittime il diplomatico italiano e il carabiniere addetto alla sua sicurezza.
La ricostruzione appare però configgere con le testimonianze dei presunti esecutori dell’agguato, arrestati il mese scorso in Congo e di cui abbiamo dato notizia in anteprima su Focus on Africa, i quali affermano che volevano rapire l’ambasciatore per chiedere un riscatto di un milione di dollari.
Ad avere dubbi su come hanno i due indagati ricostruito i fatti, che dopo quelle prime dichiarazioni ai Ros si sono avvalsi dell’immunità per non rispondere ai magistrati, è Salvatore Attanasio, padre di Luca.
”Le affermazioni contenute negli atti sono vecchie dichiarazioni raccolte dai carabinieri del Ros quando a febbraio dello scorso anno sono andati a Kinshasa. L’inchiesta non si può dire che sia chiusa anche perché i Ros devono ritornare in Congo. Inoltre vorrei far notare che questi indagati hanno fornito varie versioni e poi non tornano i conti. Gli arrestati del blitz in Congo parlano di un milione di dollari quale entità della richiesta del riscatto, Rwaghaza di 50 mila. Chi mente?”.
Insomma non mancano gli elementi per porsi qualche domanda.
Domande  che però sembrano destinate, a rimanere senza risposta.
E’ per questo che la campagna  
#veritaperlucavittoriomustapha, promossa dal nostro giornale con Articolo 21 e Festival dei diritti umani, che ha raccolto oltre 15mila firme persegue e  si intensifica.
L’iniziativa si avvale come immagine simbolo del disegno che Gianluca Costantini, illustratore e attivista, ha dedicato alle tre vittime dell’agguato.“Un impegno che va oltre il giornalismo, che deve e può essere condiviso da chi reclama verità e giustizia per tre portatori di pace e per le loro famiglie” scrive Antonella Napoli, che ben conosceva Luca Attanasio, nell’editoriale che apre il numero cartaceo del magazine dedicato a #veritaperlucavittoriomustapha, sia sull’edizione in italiano che in inglese.

“Questa richiesta deve esser fatta propria da tutti i giornalisti italiani. Il rischio è quello dell’oblio, della cancellazione della memoria, come sta accadendo con Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Bisogna che questa richiesta rimbombi, resti nell’aria, continui ad esistere fino a quando non saranno date risposte esaurienti e sufficienti” ribadisce Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa confermando il pieno sostegno alla campagna.
Per aderire scrivere a redazione@focusonafrica.info o via Whatsapp al numero 3937540531.

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