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Tunisia: reazioni alle dichiarazioni xenofobe del presidente Kais Saied

Il 21 febbraio, durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale tunisino, il presidente del Paese nordafricano, Kaïs Saïed, ha attaccato violentemente i migranti subsahariani, la cui presenza sarebbe fonte di “violenza, crimini e atti inaccettabili”.

Secondo il linguaggio del presidente, si tratterebbe di “orde di migranti clandestini”, di “masse incontrollate” dal sud, che avrebbero lo scopo di “trasformare l’identità del Paese”, quindi di mutare la Tunisia in “un Paese solo africano” e strapparla “alle nazioni arabo-musulmane”. Per questa ragione, ha proseguito Saïed, sarebbe necessario adottare “misure urgenti” contro questa vera e propria “impresa criminale ordita all’inizio di questo secolo per cambiare la composizione demografica della Tunisia”.

Saïed ha fatto ricorso chiaramente alla teoria razzista della “grande sostituzione”, elaborata dallo scrittore e militante di estrema destra francese Renaud Camus e poi ripresa da Éric Zemmour durante l’ultima campagna presidenziale in Francia, nonché molto in voga presso i partiti e i movimenti politici di estrema destra di vari Paesi europei. Inoltre, il presidente tunisino ha accusato “i partiti“, senza specificare quali, di aver “ricevuto una grossa somma di denaro” dopo la rivoluzione del 2011 per “sistemare” i migranti subsahariani nel suo Paese.

Nonostante una tradizione di accoglienza degli stranieri, da tempo in Tunisia si registra un preoccupante aumento di discriminazioni, maltrattamenti e aggressioni verbali. Nell’estate 2022, ad esempio, fu lanciata una petizione su Facebook per chiedere “l’espulsione della colonia di migranti sub-sahariani insediati in Tunisia”, che tuttavia era passata sostanzialmente inosservata fino al 14 e 15 gennaio 2023, quando in quel fine settimana i suoi promotori intensificarono la propaganda per le strade di Tunisi. In quell’occasione la reazione di tanti internauti fu di indignazione per il discorso di odio promosso dal “Partito nazionalista tunisino” che, tra le poche informazioni disponibili, sarebbe diretto da Sofien Ben Sghaïer e riconosciuto dallo Stato dal dicembre 2018 (fonte).

Kaïs Saïed, giurista e professore di diritto costituzionale, è presidente della Repubblica Tunisina dall’ottobre 2019, quando fu eletto al secondo turno con il 72,7% dei voti, contro l’imprenditore Nabil Karoui. Progressivamente ha accentrato sempre più potere, come nel 2021, quando si attribuì pieni poteri costituzionali, revocò i membri del governo e congelò le attività del parlamento, dopodiché lo sciolse; oppure come nel 2022, quando fece adottare, tramite referendum, una nuova Costituzione caratterizzata da un forte potere esecutivo e che fa riferimento all’islam come obiettivo dello Stato e fonte del diritto. Ora quest’ulteriore deriva che legittima, di fatto, gli argomenti dei militanti estremisti e xenofobi, tradizionalisti e identitari.

Il 22 febbraio l’Associazione degli studenti e tirocinanti africani in Tunisia ha consigliato agli studenti sub-sahariani di non uscire di casa, salvo casi di forza maggiore, visto il clima sempre più preoccupante del Paese:

Il 23 febbraio, invece, l’ONG per i diritti umani “Al Bawsala” ha diffuso un comunicato per ribadire che “la Tunisia non sarà fascista come vorrebbe Kaïs Saïed!”:

Il 24 febbraio, inoltre, il caso si è allargato all’intero continente, perché l’Unione Africana ha condannato le parole di Kaïs Saïed sui migranti. In una nota, il presidente della Commissione dell’UA, Moussa Faki Mahamat, “condanna fermamente le scioccanti dichiarazioni rilasciate dalle autorità tunisine contro i connazionali africani, che vanno contro la lettera e lo spirito della nostra Organizzazione e i nostri principi fondanti”:

Nel pomeriggio di sabato 25 febbraio, infine, centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro i propositi xenofobi e la repressione anti-migranti del presidente:

Non ci sono statistiche ufficiali che quantificano il numero di migranti presenti in Tunisia, ma i dati disponibili riferiscono di 22.000 cittadini sub-sahariani su una popolazione di 12 milioni di tunisini, ossia lo 0,2% del totale. Negli ultimi mesi alcuni media locali hanno gettato benzina sul fuoco annunciando cifre difficilmente verificabili, come nel caso del commentatore Mustapha Machat, che in un editoriale del 13 febbraio su “Univers News” ha scritto di oltre 1,2 milioni di sub-sahariani presenti nel Paese.

Tutto questo ha comportato un aumento di violenze contro gli stranieri; infatti, sui social-media sono stati segnalati casi di folle che hanno preso d’assalto le case dei migranti, obbligandoli a sgomberare, oppure casi di compagnie di trasporto private che si sono rifiutate di vendere i biglietti a persone ritenute prive di documenti.

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