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#StopArmiEgitto. Perché è così importante

Uno sfregio alla ricerca della verità per Giulio Regeni. Uno sfregio alla richiesta di scarcerare Patrick Zaki, innocente e a rischio di contagio da Covid-19 nella prigione di Tora. Un insulto a quei tanti difensori dei diritti umani e egiziani che, in un clima di terrore, continuano con coraggio a denunciare e e a sfidare la repressione.
Ecco perché la “commessa del secolo” sarebbe meglio chiamarla la “vergogna del secolo”. La decisione di autorizzare la fornitura di due fregate militari al Cairo il governo Conte l’ha presa e l’ha anche comunicata al presidente egiziano al-Sisi, gongolante per l’ennesimo annuncio di resa.
Sullo sfondo c’è l’ipocrita e cinica strategia condivisa dai governi degli ultimi anni: tenere buone, anzi migliorare le relazioni con l’Egitto (il famoso “partner ineludibile dell’Italia”, secondo l’infelice espressione dell’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano) non potrà che fare bene alle questioni di diritti umani che ci stanno a cuore.
Ma ora che la campagna #StopArmiEgitto, promossa da Rete Disarmo e Amnesty International, sta facendo tanto rumore e creando imbarazzo, emergono anche all’interno dell’Esecutivo le posizioni contrarie all’affare. Forse, se questo ripensamento è sincero, c’è ancora tempo per fermare tutto.
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