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RDCongo, a Lubumbashi i seguaci di una setta locale hanno demolito la statua del Leone perché ritenuta malefica

Alcuni membri di una setta mistico-religiosa di Lubumbashi, seconda città della RDCongo, nell’estremo sud del Paese, hanno abbattuto la statua del Leone nel centro cittadino perché la ritenevano malefica e nefasta, dal momento che, sostengono, influenzerebbe negativamente gli amministratori della città. Al suo posto hanno eretto una statua del Leopardo, ritenuto il vero simbolo ancestrale del territorio.

La polizia ha arrestato e rimosso la seconda statua. L’episodio è avvenuto martedì 21 novembre e si è trattato di un atto insolito effettuato dai seguaci della chiesa dei Noirs en Afrique (Neri in Africa). Secondo il loro leader, Ngoy Mupebwe Kyaba, tale azione era stata chiesta loro da dio, al fine di restaurare il potere dei neri e di opporsi simbolicamente alla schiavitù rappresentata dal leone. Vestiti in tunica bianca, i sei uomini della setta sono stati arrestati dai servizi di sicurezza e portati davanti al governatore della provincia, Jacques Kyabula.

L’azione di queste persone ha suscitato sorpresa e indignazione, soprattutto quando il video della demolizione della statua del leone è diventato virale, perché ha reso evidenti le tensioni sociali e religiose a Lubumbashi. Il governatore Kyabula ha scritto su X che ha incontrato gli autori della demolizione davanti al suo ufficio, con i quali ha avuto un dialogo, ma ha sottolineato anche che verranno comunque processati per aver infranto la legge.

Il fenomeno delle sette mistico-religiose in Africa, e in Congo in particolare, è molto diffuso: il loro numero è pressocché impossibile da definire perché hanno una grande fluidità, cambiando e adattandosi continuamente ai vari contesti, ma soprattutto hanno scale d’ampiezza molto diverse. Su un piano generale, la loro proliferazione è fortemente legata a un contesto di crisi generalizzata: crisi sociale, crisi economica, crisi politica, crisi delle istituzioni, crisi morale, crisi delle religioni più consolidate e così via. Queste sette dilagano nel disordine generale, sfruttando paure e fragilità, l’incertezza del futuro e la precarietà della vita, per cui milioni di persone finiscono per prestare ascolto a predicatori di ogni tipo.

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