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Niger, l’Algeria propone una transizione politica di sei mesi per superare la crisi innescata dal golpe

Nella vicenda del colpo di stato in Niger, avvenuto il 26 luglio scorso, è intervenuto un nuovo elemento: il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, ieri – 29 agosto – ha proposto un processo in sei tappe per raggiungere la pace nei prossimi sei mesi, elaborato dal capo della diplomazia algerina, Ahmed Attaf.

L’Algeria sottolinea illegittimo il cambio di potere in Niger perché al di fuori del quadro costituzionale, tuttavia si propone come mediatrice per evitare che la crisi degeneri in violenza di massa o addirittura in un conflitto armato. L’iniziativa è stata solo annunciata e, stando ai propositi di ieri, verrà presentata al prossimo vertice dell’Unione Africana.

Da quanto è trapelato, il piano algerino prevede un periodo di sei mesi per “il raggiungimento di una soluzione politica che garantisca il ritorno all’ordine costituzionale”, invece dei 3 anni di transizione annunciati giorni fa dal capo dei golpisti nigerini, il generale Abdourahamane Tiani. Algeri propone che alle discussioni politiche partecipino “tutti i partiti del Niger senza alcuna esclusione”, sotto la supervisione di una “autorità civile guidata da una personalità consensuale e accettata da tutte le parti del classe politica”.

L’Algeria condivide quasi 1.000 km di frontiera con il Niger e teme che la destabilizzazione del vicino possa coinvolgere anche il proprio territorio, per cui è fermamente contraria all’intervento armato minacciato dall’ECOWAS. Pertanto, propone anche l’organizzazione di un simposio internazionale sullo sviluppo nel Sahel, “unica condizione per perpetuare la pace e la sicurezza nella regione”, secondo il ministro degli Esteri algerino, che nei giorni scorsi si è recato personalmente in Nigeria, Benin e Ghana per anticipare la sua proposta di mediazione, al fine di trovare una soluzione politica alla crisi in corso in Niger.

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