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Migranti, Corte europea condanna l’Italia per violazione diritti di un minore gambiano

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per il “trattamento disumano e degradante” ai danni di un minore migrante originario del Gambia.
La Cedu si è pronunciata duramente nei  confronti del nostro Paese per avere trattenuto il giovane immigrato minorenne in un campo per adulti e ha ricordato il “principio della presunzione di minorità applicabile ai minori migranti non accompagnati”.
Il ricorrente, Ousainou Darboe, gambiano che ha dichiarato ti essere nato nel 1999, è arrivato in Sicilia con una barca di fortuna nel giugno 2016. Inizialmente rinchiuso in un centro per minori non accompagnati per tre mesi, è stato poi trattenuto in un campo per migranti adulti, sovraffollato e dove non ha potuto beneficiare di cure adeguate o assistenza psicologica. Infine, dopo aver introdotto una procedura d’urgenza presso la Cedh, le autorità italiane hanno ricollocato Ousainou Darboe in un centro per minori, dopo quattro mesi trascorsi nel centro di accoglienza per adulti. La Cedh ha rilevato che le difficoltà incontrate dagli Stati situati alle frontiere esterne dell’Unione europea non possono esonerarli dai loro obblighi in merito al divieto di trattamenti inumani o degradanti. La Corte, braccio giudiziario del Consiglio d’Europa, ha ricordato inoltre “l’importanza fondamentale dell’interesse superiore del minore e del principio della presunzione di minoranza applicabile ai minori migranti non accompagnati”.

Nella fattispecie, “le autorità nazionali non hanno applicato il principio della presunzione di minoranza e non hanno offerto al ricorrente le garanzie necessarie”, ha spiegato la Corte. “La reclusione di Ousainou Darboe in un centro di accoglienza per adulti per più di quattro mesi non poteva non violare il suo diritto alla realizzazione personale e il suo diritto a stabilire e sviluppare relazioni con i suoi simili. Questa prova avrebbe potuto essere evitata se fosse stato collocato in un centro specializzato o presso una famiglia adottiva”, ha proseguito il tribunale. L’Italia ha pertanto violato gli articoli 3 (divieto di trattamenti inumani o degradanti), 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 13 (diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. È condannata a pagare 7.500 euro a Ousainou Darboe per danno morale e 4.000 euro per costi e spese.

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