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La lotta al Covid-19 non deve fermare la risposta ad altre malattie mortali

Negli ultimi mesi, anche per via del mio ruolo di coordinamento dell’intervento di Medici Senza Frontiere per il Covid-19 in Italia, ho fatto molte interviste, quasi tutte relative all’impatto del coronavirus nel nostro paese.Pian piano, confrontandomi con i miei colleghi delle varie missioni che abbiamo in oltre 70 paesi del mondo, mi sono resa conto dell’impatto devastante che questa epidemia ha sulle altre crisi umanitarie. Perché le emergenze sanitarie, le guerre non si fermano con il Covid-19.

Quasi tutti mi hanno chiesto quale sia la differenza tra il Covid e le altre epidemie in cui ho lavorato. La dinamica delle epidemie è sempre la stessa: un aumento importante dei pazienti che arrivano in pronto soccorso in un lasso di tempo ridotto. Questo è il meccanismo che destabilizza i sistemi sanitari in caso di epidemia, ed è quello che è successo anche il Italia, in Lombardia a inizio marzo. La differenza è che in Italia il sistema sanitario ha continuato a prendere in carico i pazienti, anche quelli più gravi, e ha le capacità e le possibilità per reagire e rispondere ad una situazione come questa.

Dal 2018, è in corso la più grave epidemia di morbillo al mondo in Repubblica Democratica del Congo (RDC), che ha causato più di 6.600 vittime tra i bambini con meno di 5 anni. Solo nel 2020, nel paese si sono registrati 50.000 nuovi casi e 600 morti. I casi di morbillo stanno registrando un rapido incremento anche in altri paesi dell’Africa sub-sahariana, come la Repubblica Centrafricana (RCA), dove l’epidemia di morbillo è stata dichiarata ufficialmente a gennaio 2020 e in Ciad, dove 118 distretti sanitari su 126 sono colpiti da questa malattia.

Il morbillo è un virus che non è mai stato sconfitto e che ogni anno fa migliaia di vittime tra i bambini in almeno 2 continenti. Troppi morti per una malattia facilmente prevenibile con un vaccino. La complessità logistica e i costi di una vaccinazione di routine (non ci sono le capacità per mantenere i frigo dove andrebbero stoccati i vaccini), uniti alla mancanza di volontà politica di agire tempestivamente, fanno sì che le epidemie di morbillo si susseguano ciclicamente, causando vittime evitabili.

Diminuire in maniera costante il budget per la salute, nel mondo come in Italia, è una misura sbagliata. Un paio di settimane fa è iniziato un focolaio di colera in Kenya, i team di MSF stanno rispondendo ma con estrema difficoltà,a causa dei restringimenti nei movimenti nazionali e internazionali. Gli aerei che prima portavano i medicinali nei nostri progetti sono fermi. Facciamo fatica a mandare la supply per intervenire in una piccola epidemia di colera che in tempi pre-covid sarebbe stata controllabile in poche settimane. Ancora morti evitabili.

E ancora in Venezuela abbiamo dovuto sospendere una vaccinazione di febbre gialla perché con il Covid dobbiamo mantenere distanze che durante una vaccinazione di massa è impossibile rispettare. Queste persone probabilmente non moriranno di covid ma saranno esposte alla febbre gialla.

La malaria esiste dai tempi dei faraoni, e fa circa 400.000 vittime l’anno. Non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare a dare la possibilità ai team di andare nelle comunità con i farmaci e fare la lotta al vettore per evitare che le zanzare ritornino a infestare i villaggi.

Una cosa che abbiamo imparato dall’epidemia di Ebola del 2014-15 è che i morti sono stati tanti, ma le vittime indirette per mancanza di accesso alle cure sono state molte di più. E il rischio in questa epidemia di Covid è esattamente lo stesso, in Italia, in Europa come in RDC o in Kenya. È importante e doveroso intervenire nell’epicentro dell’epidemia di Covid, ma è altrettanto importante e doveroso ricordarsi sempre che in altri paesi il coronavirus non è il problema sanitario principale e che non vanno tralasciatigli interventi di risposta alle altre malattie altrettanto letali e, in alcuni casi, più contagiose.

Un’altra domanda che mi hanno fatto in molti è: che cosa possiamo imparare da questa epidemia di Covid? Credo che la risposta sia unanime: questa epidemia ci ricorda che la salute è un diritto fondamentale per tutti e che non possiamo più permetterci di ridurre i budget dei ministeri della salute in nessun paese al mondo, neppure in Europa. Ci ricorda che non possiamo lasciare indietro nessuno, soprattutto in caso di epidemia, perché ogni persona ha lo stesso valore, sia essa anziano, migrante, detenuto, senzatetto; il virus colpisce tutti e dobbiamo pensare a interventi trasversali per la salvaguardia e la presa in carico di tutte le diverse parti della società in Italia e nel mondo.

Non lasciare indietro nessuno vuol dire anche battersi affinché non siano depositati brevetti su farmaci, test diagnostici e vaccini utili per la risposta alla pandemia di Covid-19. Sappiamo bene cosa significa non poter trattare pazienti perché un farmaco essenziale è troppo costoso o non disponibile. Oggi più che mai è ora di dire basta ai profitti sulla pelle delle persone.

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