Il 23 settembre Amnesty International Kenya, International Justice Mission e Haki Africa hanno presentato una class-action a nome di numerose vittime della brutalità della polizia durante il lockdown.
A marzo, dopo il primo caso di contagio nel paese, il governo ha adottato una serie di provvedimenti per contrastare la diffusione della pandemia. Tra questi, il decreto del 27 marzo col quale è stato imposto il divieto di movimento dalle 19 alle 5.
Ore prima dell’entrata in vigore di questa sorta di coprifuoco notturno, la polizia è entrata in azione: pestaggi, anche di minorenni e persone con disabilità, gas lacrimogeni a iosa, case ed esercizi commerciali vandalizzati, estorsioni, uccisioni e ferimenti gravi.
Il tutto è minuziosamente documentato nelle oltre 200 pagine di esposto, nelle quali si chiede al giudice di dichiarare che la polizia ha agito in modo eccessivo, sproporzionato, non necessario, sconsiderato, crudele, negligente e inumano e nel più completo disprezzo per i diritti e le libertà fondamentali; che l’Ispettore generale di polizia, il procuratore generale e il ministro responsabile per la sicurezza sono andati ben oltre il loro mandato nel far rispettare quanto disposto nel decreto del 27 marzo; e che le vittime delle violazioni dei diritti umani o le loro famiglie hanno diritto a un risarcimento per i danni subiti.