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Camerun, cinque anni di sparizione. L’angoscia di 130 famiglie

Il 27 dicembre 2014 le forze di sicurezza del Camerun arrestarono oltre 200 maschi adulti e ragazzi nei villaggi di Magdémé e Doublé, nella regione dell’Estremo Nord.

Fu un’operazione violentissima, in un’area funestata da ripetuti attacchi del gruppo armato Boko haram: otto civili uccisi, 70 edifici distrutti e saccheggiati.

Di 130 degli oltre 200 arrestati non si è più saputo nulla. Le autorità hanno ammesso che il giorno dopo 45 di loro furono trasferiti in una prigione e che altri 25 morirono nella prima notte di detenzione ma non hanno mai rivelato i nomi né i luoghi di sepoltura.

Nel 2015 il capo della gendarmeria della regione dell’Estremo Nord all’epoca del raid, il colonnello Zé Onguéné Charles è stato licenziato e nei suoi confronti è stata aperta un’indagine per “negligenza” e “violazione delle norme sulla custodia”. L’esito delle indagini è sconosciuto. Quello che si sa è che nel marzo 2019 è stato assunto come consulente del ministero della Difesa.

Il 10 marzo Amnesty International lancerà una campagna mondiale dal titolo “Dove sono?” per chiedere al governo del Camerun di fornire risposte alle famiglie dei 130 scomparsi e processare i responsabili della loro sparizione.

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