vai al contenuto principale
Focus on Africa - Notizie e Analisi Africa - Algeria

Algeria, giro di vite contro le chiese protestanti: chiusi altri tre luoghi di culto

Le autorità algerine hanno chiuso tre nuovi luoghi di culto della Chiesa protestante d’Algeria (EPA), che raggruppa una cinquantina di comunità, anche evangeliche, il 15 e 16 ottobre scorso.  Lo denuncia il suo presidente, il pastore Salah Chalah. “Ancora una volta – scrive in un comunicato – i cristiani d’Algeria sono oggetto di soprusi illegali e ingiustificati. Senza alcuna decisione del tribunale, le autorità hanno chiuso una dozzina di chiese. Le chiese di Makouda e Tizi-Ouzou sono state sigillate martedì 15 ottobre dalla polizia che ha usato anche violenza contro i fedeli che erano in preghiera”. 

Una decisione dunque che suscita indignazione in quanto né il ministero dell’Interno né il ministero degli Affari religiosi avevano comunicato preventivamente tali chiusure. Lo scorso dicembre il ministro degli Affari religiosi Mohamed Aïssa s’era limitato a dire che la libertà religiosa è garantita dalla Costituzione algerina sottolineando pero’ che l’APE “non rispetta le leggi algerine”. La ragione ufficiale di queste chiusure è “culto non autorizzato”.  Ma “è un pretesto”, spiega Chalah, visto che  “dal 2018, dodici comunità affiliate all’EPA sono state chiuse”. Le ultime chiese ad essere state sigillate si trovano a Makouda e Tizi-Ouzou, due località della Cabilia, a circa 90 km ad est di Algeri. “La professione del nostro culto” – spiega il pastore – ” è conforme alla legge” visto che l’EPA stessa rivendica 46 luoghi di culto in 12 delle 48 regioni del paese e circa diecimila seguaci; un’associazione che tra l’altro vive da lungo tempo su suolo algerino perché è stata creata nel novembre del 1974.

Perché le chiese protestanti sono dunque nel mirino delle autorità? Lo ha spiegato la storica Karima Dirèche, che ha lavorato sulla libertà di culto e sulle nuove chiese evangeliche in Algeria. Soprattutto le chiese neo-evangeliche sono nel mirino delle autorità, perché “sono quelle che fanno più rumore”, spiega. “I fedeli rivendicano la propria algerinità e la propria conversione mostrando chiaramente un progetto di risvegliare il cristianesimo nei paesi musulmani” e soprattutto chiedendo “per la prima volta alle autorità di garantire l’espressione del pluralismo religioso in Algeria”. L’ordinanza del 2006 obbliga le associazioni religiose non musulmane ad un pesante iter amministrativo ma stabilisce per legge la presenza dei cristiani in Algeria. “Quest’ordinanza non vieta dunque l’apostasia (e quindi la conversione) – ricorda la storica – ma semplicemente il proselitismo”. Una marcia di protesta ha avuto luogo a Bejaia, a circa 240 km ad est di Algeri mentre sui social gli internauti algerini hanno manifestato la propria solidarietà alle chiese protestanti ed hanno chiesto che venga rispettata la libertà di culto.
 
Torna su