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Crisi

Zimbabwe, previsto l’abbattimento di 200 elefanti per combattere la siccità e nutrire la popolazione

Lo Zimbabwe abbatterà 200 elefanti a causa della siccità, destinando la carne alla popolazione affamata, ma la decisione suscita polemiche tra gli ambientalisti.

Lo Zimbabwe ha annunciato l’abbattimento di 200 elefanti per far fronte alla grave siccità che sta affliggendo il Paese e che ha causato una significativa penuria di cibo. Questo provvedimento è stato adottato anche per regolamentare la popolazione di elefanti, che ha raggiunto circa 100.000 esemplari, la seconda più grande al mondo dopo quella del Botswana. Le autorità sostengono che il sovrappopolamento degli elefanti stia mettendo sotto pressione le risorse naturali del Paese, provocando danni alle colture e alle riserve idriche. In particolare, nel parco nazionale di Hwange, dove vivono circa 65.000 elefanti, il numero di pachidermi è quattro volte superiore alla capacità del territorio, secondo la Zimbabwe Parks and Wildlife Authority.

Lo stesso provvedimento è stato già preso poche settimane fa dalla Namibia:

Namibia, abbattimento di animali selvatici a causa della siccità

In Zimbabwe, l’abbattimento degli elefanti avverrà in aree dove si sono verificati conflitti tra esseri umani e animali, principalmente nelle regioni agricole. Il ministro dell’Ambiente ha dichiarato davanti al Parlamento che lo Zimbabwe ha “più elefanti del necessario” e che questi animali stanno contribuendo a peggiorare la già difficile situazione di siccità, distruggendo i raccolti e riducendo le risorse idriche.

Inoltre, il Paese ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità, e le autorità prevedono che circa sei milioni di persone avranno bisogno di aiuti alimentari durante la stagione magra, che va da novembre a marzo. Per questo motivo, la carne degli elefanti abbattuti sarà distribuita alla popolazione per cercare di alleviare la carenza di cibo.

Tuttavia, la decisione ha suscitato critiche da parte degli ambientalisti, che sostengono che gli elefanti, oltre ad essere una specie protetta, rappresentano un’importante attrazione turistica che contribuisce all’economia del Paese. Molti ritengono che uccidere questi animali non sia una soluzione sostenibile e che esistano alternative migliori, come migliorare le tecniche agricole per affrontare la siccità senza compromettere la fauna locale. Secondo gli ambientalisti, un approccio più sostenibile potrebbe generare a lungo termine un impatto positivo sia sull’economia che sull’ambiente.

Nonostante le critiche, il governo sembra determinato a portare avanti il piano, considerandolo una risposta immediata alla crisi alimentare in corso.

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Guido Gargiulo

Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.

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