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#veritaperlucavittoriomustapha, dopo il cordoglio e il dolore si faccia piena luce su agguato in Congo

Dopo la commozione, lo sconcerto, il dolore per l’uccisione del nostro ambasciatore in Congo, del cabiniste Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo, è il momento di fare piena luce sulle dinamiche che hanno portato alla terribile tragedia.
É’ necessario accertare tutto comprese le lacune, le omissioni e le sottovalutazioni del caso.
Aprire come ha ricordato anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio al Senato una fase nuova che affronti le sfide che da tempo attendono di essere raccolte rispetto al continente africano e in particolare alla regione dei Grandi laghi.

Da decenni tutta la fascia orientale dell’enorme paese, ricchissimo di risorse minerarie, è preda di numerosissimi gruppi ribelli, la cui presunta titolarità politico-eversiva spesso sconfina nel puro e semplice brigantaggio. Massacri di civili, rapimenti a scopo di riscatto e contrabbando di minerali rari rendono la zona una delle più pericolose del mondo e la stessa presenza di una forza ONU di 17.000 militari non basta, alla luce dei fatti, ad aiutare l’esercito governativo.

Questo inferno “nascosto”, è da tempo dimenticato e rimosso dall’opinione pubblica occidentale, che difficilmente ricorda il genocidio del Ruanda del 1994 e che ignora, forse del tutto, che in una fase particolarmente acuta, dal 1998 al 2003, la regione conobbe perfino una lunga guerra da 5 milioni di morti, una vera “guerra mondiale africana” che vide l’intervento di molti paesi del continente. Ora quel calderone ha di nuovo sollevato il suo coperchio.

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