vai al contenuto principale

Uganda, la storia del presidente dittatore Idi Amin Dada

Ricordato da tutti come un brutale tiranno, l’eredità lasciata da Idi Amin Dada, ancora oggi è un segno indelebile nella memoria di tantissimi ugandesi. Salito al potere il 25 gennaio 1971, la sua breve esperienza politica, terminata nel 1979, è stata senza ombra di dubbio, specialmente a livello di diritti umani, ma anche economici e sociali, tremenda e devastante sulla popolazione di quei tempi. Persecuzioni di carattere religioso ed etnico, violenze e crimini di ogni genere, un numero di vittime incalcolabile, (ma che ammonterebbe a circa mezzo milione secondo le stime di Amnesty International), sono questi i metodi utilizzati dall’ex gigantesco “Presidente” dell’ Uganda, alto circa due metri per un peso complessivo di 120/170 kg. Idi Amin Dada, nato il 17 maggio 1925 a Koboko in Uganda e deceduto il 16 agosto 2003, presso il King Faisal Specialist Hospital & Research Centre di Riyad in Arabia Saudita, dopo essere stato abbandonato in tenera età dal padre, cresce con la madre e da giovanissimo, seppur semi analfabeta, inizia a frequentare la scuola islamica, dopo essersi convertito a questa religione intorno ai primi anni quaranta. Data la sua stazza e il suo temperamento, Idi fa il suo ingresso presso il KAR, acronimo di King’s African Rifles, e qui comincia la sua scalata di successo all’interno dell’esercito. Viene trasferito in Kenya e poi, durante la seconda guerra mondiale in Birmania. In seguito al termine del secondo conflitto mondiale è la volta del successivo trasferimento in Somalia, per essere infine trasferito ancora una volta in Kenya. A circa metà degli anni 50 fa il suo ritorno in Uganda, dove si dice che abbia avuto 35 figli da ben 5 diverse mogli, e poco dopo il suo rientro, il paese ottiene finalmente l’indipendenza dalla Gran Bretagna, per poi vedere entrare la piccola Uganda nel Commonwealth nell’anno 1962. L’allora Primo Ministro Milton Obote, decide di promuovere nel 1963, Idi Amin a capitano e tre anni dopo a comandante dell’esercito. Qui però Idi Amin Dada colleziona numerosi fallimenti, primo fra tutti un’operazione militare in Congo. Il nome di Idi Amin Dada comincia anche a circolare in uno scandalo di diamanti e oro, ma nonostante tutto Obote continua a fidarsi di lui, così tanto da farlo diventare il suo braccio destro, affidandogli addirittura il controllo dell’esercito nel 1967. Ma la scelta non è delle migliori. Amin si dimostra fin da subito inadeguato, sfogando la sua rabbia contro i suoi nemici dentro e fuori dal paese, eliminando uno ad uno tutti i leader dell’opposizione, ma anche dirottando cifre enormi di denaro dell’esercito direttamente sui suoi conti personali. Finalmente Obote, Primo Ministro dal 1962 al 1966, decide di sollevare Amin dal suo incarico, autonominandosi nel frattempo Presidente dell’Uganda fino all’anno 1971. Il Presidente Obote, nel gennaio del 1971, di ritorno da una riunione con i capi di governo del Commonwealth nella città stato di Singapore, vede improvvisamente la sua amata nazione scivolargli dalle mani, in seguito ad un colpo di stato guidato dal suo ex fido Amin, il 25 gennaio 1971, aiutato dai ribelli ruandesi, con i quali riesce ad ottenere il totale controllo del paese. All’inizio il Presidente/Dittatore Idi Amin Dada, viene ben accolto da alcuni paesi come la Gran Bretagna e Israele, però, i legami con quest’ultimo, vengono poi interrotti a causa delle simpatie di Amin Dada per lo sterminio degli ebrei nei campi nazisti. Nonostante tutto la popolarità di Amin continua a crescere. Si appassiona al pensiero socialista, promette elezioni ma continua a restare al potere, mentre nel frattempo ingaggia squadroni della morte in cerca di oppositori e presunti sostenitori di Obote, il destituito ex Presidente nel frattempo rifugiato nella vicina Tanzania. Comincia il delirio di Amin Dada, con l’espulsione in massa delle comunità asiatiche dal paese e con persecuzioni e violenze contro le minoranze ugandesi, forse per paura di essere spodestato, applicando ogni giorno una sempre più ordinaria e brutale politica del terrore. Teste mozzate, atrocità, saccheggi, stupri, un odio incondizionato nei confronti degli ebrei locali, dove nell’operazione Entebbe, tra i tanti israeliani rimasti uccisi, a perdere la vita c’è anche Yonatan Netanyahu, il fratello del ben noto Primo Ministro Israeliano. L’URSS, il Kenya e la Libia di Muhammar Gheddafi, diventano i principali collaboratori diplomatici del dittatore ugandese, che con un forte aumento delle spese militari, si arricchisce sempre di più mentre il suo popolo muore di fame. Per questo ed altri motivi, anche la Gran Bretagna nel 1977 decide di interrompere i suoi rapporti diplomatici con l’Uganda. Amin Dada comincia ad autoconferirsi medaglie e titoli fasulli. Si autoconvince di essere il sostituto della Regina Elisabetta II come capo del Commonwealth, e preso dai suoi deliri di onnipotenza, decide anche di invadere inutilmente la Tanzania. Quando è ormai giunta la sua fine e il crollo del suo potere, Idi Amin Dada si rifugia in Libia da Gheddafi, successivamente nell’Iraq di Saddam Hussein, poi in Arabia Saudita, dove a causa delle sue pessime condizioni di salute, trova la morte nell’anno 2003.

Torna su