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Uganda, arrestata Stella Nyanzi, la spina nel fianco del presidente Museveni 

“È uscita illegalmente dal paese e altrettanto illegalmente vi è rientrata, con l’intento di diffondere un virus contagioso nel paese”.

Con queste parole Julius Caesar Tusingwire ha confermato il 20 settembre, dopo diverse ore di apprensione perché se n’erano perse le tracce, l’arresto di Stella Nyanzi, la celebre attivista e oppositrice ugandese che il presidente Museveni considera una sua nemica personale.

Stella Nyanzi, antropologa, femminista, madre single di tre figli, già ricercatrice presso l’Istituto per le ricerche sociali dell’Università di Makerere presso cui perse il lavoro a causa delle sue posizioni in favore della comunità Lgbti, è sferzante nei suoi giudizi e nel suo linguaggio. Usa i social per denunciare cose reali, concrete: come l’impegno, mai mantenuto, a fornire assorbenti alle studenti, una delle principali causa dell’abbandono scolastico in Uganda.

Questa è la ricostruzione dell’arresto nel racconto della stessa Nyanzi:

“Mi hanno fermato a Busia. Un manipolo di uomini armati. Gli ho detto di far venire un’agente munita di mascherina e che mantenesse la distanza sociale. Mi hanno urlato di tutto. Quale reato avrei commesso? Sono una cittadina ugandese in Uganda. Perché la settimana scorsa questi stessi uomini armati non hanno bloccato l’automobile di Museveni al rientro dalla Tanzania?”

Il 22 settembre Nyanzi è stata rilasciata dietro pagamento di una cauzione di un milione di scellini. Dovrà comparire di fronte al giudice il 22 ottobre.

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