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Tigray, fondazione Nelson Mandela/The Elders: azione ONU e UA per fine atrocità

Le prese di posizione di Stati Uniti, Gran Bretagna e alcuni paesi dell’Unione Europea contro il dramma che si sta consumando in Tigray si stanno scontrando contro la cinica determinazione della dirigenza fascista Amhara e del dittatore eritreo Isaias Afwerki che costringono il Premier etiope a sfidare la Comunità Internazionale, proseguendo il genocidio in Tigray e la guerra civile in Oromia. Una sfida che potrebbe costare la fine del sostegno allo sviluppo dei principali partner economici politici: Stati Uniti e Unione Europea.

Nonostante la posizione adottata durante il G7 Summit, le richieste di cessate il fuoco, accesso all’assistenza umanitaria e dialogo nazionale rischiano di trasformarsi in buoni intenti senza efficacia nella realtà se non sono accompagnati da misure concrete in salvaguardia della popolazione civile etiope. Si necessita una diplomazia più incisiva che preveda, in modo graduale e proporzionato, l’utilizzo di tutti i mezzi a disposizione per interrompere il ciclo di violenze, siano essi pacifici o militari.

Di questa esigenza ne è cosciente la potente lobby e Think Thank fondata da Nelson Mandela: The Elders (gli Anziani). La lobby  si batte per un mondo in cui le persone vivono in pace, consapevoli della loro comune umanità e delle loro responsabilità per il pianeta e per le future generazioni. The Elders lavora pubblicamente attraverso una ben organizzata diplomazia privata in partenariato con i leader globali e le varie società civili per risolvere i conflitti mondiali e affrontarne le cause profonde che portano all’ingiustizia e ai crimini contro l’umanità.

The Elders è composta da un team di alti diplomatici e politici africani, europei, americani, latinoamericani e asiatici  tra i quali: Mary Robinson (Presidente irlandese), Ban Ki Moon (ex Segretario Generale ONU), Graca Machel (Ministro dell’Educazione Mozambico), Lakdhar Brahimi (ex Ministro degli Esteri Algeria), Gro Harlem Brundtland (ex Primo Ministro Norvegia), Zeid Raad Al Hussein (ex Commissario Diritti Umani ONU), Hina Jlani (Avvocato in difesa dei diritti umani di fama mondiale), Ellen Johnson Sirleaf (ex Presidente Liberia), Ricardo Lagos (ex Presidente Cile), Jan Manuel Santos (ex Presidente Colombia e Premio Nobel per la Pace), Ernesto Zedillo (ex Presidente Messico), Martti Ahtisaari (ex Presidente Norvegia e Premio Nobel per la Pace), Ela Bhatt (leader dello sviluppo femminile India), Fernando Henrique Cardoso (ex Presidente del Brasile), Jimmy Carter (ex Presidente Stati Uniti), Desmond Tutu (Arcivescovo di Cape Town e Premio Nobel per la Pace). Fino al 2018 (anno del suo decesso) anche l’ex Segretario Generale ONU Koffi Annan è stato membro della prestigiosa lobby internazionale.

Ieri, 14 giugno 2021, The Elders hanno indirizzato una lettera aperta alle Nazioni Unite e all’Unione Africana proponendo azioni concrete tese a fermare il conflitto in Tigray e ad assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini contro l’umanità. Si richiedono immediate e urgenti misure per affrontare la crisi umanitaria e dei diritti umani in corso nel Tigray, definendo il conflitto una chiara minaccia alla pace e alla sicurezza regionali nel Corno d’Africa.

The Elders individua una linea da adottare da parte della Comunità Internazionale che va al di là delle (giuste ma insufficienti) preoccupazioni riguardanti la drammatica situazione umanitaria. Una linea dura che costringa tutte le parti in conflitto e in particolare le forze di difesa etiopi ed eritree, a smettere di ostacolare le agenzie umanitarie, interrompere immediatamente i combattimenti e ad aprire seri negoziati di pace contemporaneamente ad un inclusivo dialogo per la riconciliazione nazionale.

The Elders, senza parafrasare, invitano il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di rispondere energicamente in linea con la risoluzione 2417 e di chiarire che le continue violazioni dei diritti umani porteranno ad azioni appropriate contro i responsabili.

The Elders hanno invitato l’Unione Africana a riconoscere la vera gravità della situazione in Etiopia e ad adempiere al suo mandato per garantire pace e stabilità nel Continente. “Chiediamo alla UA di affrontare la catastrofe umanitaria e dei diritti umani che si sta verificando nel paese ospitante e esorto il presidente dell’UA a guidare gli sforzi regionali per facilitare una soluzione politica alla crisi del Tigray e prevenire un’ulteriore instabilità”, dichiara l’ex Presidente liberiano e Premio Nobel per la Pace: Ellen Johnson Sirleaf.

The Elders hanno toccato anche il delicato tema delle azioni giudiziarie contro i crimini sessuali perpetrati impunemente nella regione del Tigray. La lobby ritiene che le procedure giudiziarie contro alcuni soldati etiopi portate avanti dal Procuratore Generale etiope sia un passo avanti ma tutt’altro che adeguato rispetto alla portata degli abusi segnalati.

Secondo The Elders, è fondamentarli che le indagini e i processi siano condotti da autorità giudiziarie civili e non militari e che sia assicurata la sicurezza delle vittime e dei testimoni.  Le istituzioni etiopi, delle Nazioni Unite e dell’UA incaricate delle indagini sui diritti umani sulle atrocità nel Tigray devono poter svolgere il proprio lavoro in modo indipendente, libero da intimidazioni e coercizioni.

Riguardo le imminenti elezioni nazionali, The Elders hanno esortato il Primo Ministro etiope a mostrare vere doti di leadership e la sua volontà ad impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo, considerato un passo fondamentale verso la risoluzione della situazione nel Tigray e il rafforzamento della stabilità dell’Etiopia e della regione del Corno d’Africa.

La lettera aperta di The Elders rappresenta il più risoluto e chiaro intervento internazionale per risolvere la crisi politica trasformata in conflitto militare dal Premier etiope sotto pressione dei suoi alleati / padroni. Una presa di posizione priva delle ambiguità constate presso alcune diplomazie europee tra esse quella del nostro Paese.

L’intervento dei The Elders giunge, purtroppo alla vigilia della quinta offensiva in Tigray annunciata dal Premier etiope, iniziata ieri mattina. Dalle prime notizie disponibili si registrano forti combattimenti nelle zone centrali e nord del Tigray con alto numero di vittime civili, prese di mira da bombardamenti di artiglieria e aerei nelle aree di Core Tekly, Zengoraque e Mai Hanse. Fonti in loco affermano che i bombardamenti sui civili sono deliberati e vengono attuati indipedentemente dalla presenza di unità di combattimento TDF (Tigray Defence Forces).

Il Premier etiope afferma di essere sicuro  che sarà l’offensiva  finale capace di annientare la resistenza del TPLF, portare in giudizio i dirigenti del gruppo “terroristico” e di ripristinare la pace nel Paese.  A questo scopo si segnala lo stoccaggio a Mekelle di 40 tonnellate di fosforo bianco già utilizzato tra maggio e giugno contro la popolazione civile come testimoniano i referti medici degli ospedali che hanno curato le vittime e l’indagine del quotidiano britannico The Telegraph.

Da parte del TPLF, il suo leader Drebretsion Gebremicael ha dichiarato ai media internazionali di essere pronto a resistere all’offensiva imminente. “I nostri nemici si stanno mobilizzando per annientare il nostro popolo ma le Forze di Difesa del Tigray sono state ristrutturate in una larga forza e stanno pianificando un nuovo capitolo del conflitto, preparando azioni più aggressive oltre l’insurrezione”.

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