L’esercito sudanese (SAF) ha lanciato l’offensiva sulla capitale a contrasto delle Rapid Support Forces (RSF) che controllano Khartoum.
Sudan, Khartoum. Gli attacchi sono iniziati all’alba di questo giovedì, intorno alle 02.00 AM ed hanno preso di mira le aree suburbane della periferia.
Le aree maggiormente interessate dai combattimenti (che le fonti sul posto riportano come furiosi) sono quelle attorno ad Al-Mogran, il quartier generale dell’esercito, intorno al Signal Corps, all’Armored Corps. Per precisione l’attacco sta interessando anche la base militare delle RSF a Bahri nella zona a nord della capitale e AlSouq Al Arabi zona centralissima della città.
Tutti i testimoni hanno riferito che i combattimenti si facevano via via più cruenti man mano che le SAF si avvicinavano a due ponti sul Nilo che fino ad oggi hanno separato le zone controllate dall’esercito da quelle controllate dalle RSF.
Forze delle RSF provenienti da Omdurman sono state viste dirigersi verso la capitale attraverso il ponte Jebel Auwliya a rinforzo delle truppe presenti. Decine di auto sono state viste muoversi in direzione di Khartoum. L’invio di rinforzi è un indice di come l’attuale avanzata dell’esercito risulti essere il primo vero tentativo, dopo mesi di sostanziale stallo, per riconquistare le zone perse a vantaggio delle forze di supporto rapido.
Ancora una volta al centro dei combattimenti vi sono zone densamente popolate, al cui interno residenti in gran parte civili, cercano di sopravvivere ai bombardamenti indiscriminati di cui sono state accusate entrambe le parti in lotta.
Non solo Khartoum
Le SAF avrebbero avviato nuove iniziative militari anche a Geneina, nel Darfur occidentale; diverse aree tra le quali Jebel Moon e Serba sono al centro di movimenti di mezzi e uomini di una forza affiliata al Movimento per la giustizia e l’uguaglianza guidata da guidati da Jibril Ibrahim e dell’esercito sudanese.
Agli uomini in campo, nella scorsa notte, sarebbero stati paracadutati – in previsione dell’imminente battaglia – aiuti militari e viveri, così come riportano alcune fonti che non abbiamo auto modo di verificare. Un attacco via terra è stato segnalato nelle prime ore del mattino anche su Sinjah, capitale dello stato di Sennar e bombardamenti sono stati rilevati su Ad Damazin nel Darfur orientale.
Un escalation militare senza precedenti negli ultimi mesi quindi, quella che stavvaenendo in Sudan. L’esercito starebbe accompagnando l’offensiva terrestre dell’esercito con raid aerei e colpi di artiglieria, come riferito da residenti ai media internazionali.
Mentre sul campo le due parti si fronteggiano la popolazione civile, vittima dei combattimenti, della fame e di epidemie soffre. Dall’inizio del conflitto il 15 aprile 2023, sono 150mila approssimativamente i morti, 10 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni e fuggire (circa la metà di esse sono bambini), 2 milioni sono fuggite nei paesi confinanti e il 75% circa delle strutture sanitarie danneggiate, distrutte o fuori servizio.
Ripercussioni denunciate anche dal Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ieri a New York, margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Le conseguenze sui civili sudanesi sono devastanti, ha riferito Guterres, il pericolo è che tale crisi si espanda anche all’intera regione. Per questo il segretario dell’ONU ha richiesto un cessate il fuoco immediato e di avere la possibilità di far intervenire gli aiuti umanitari e di proteggere ad ogni costo i civili.
Parole alle quali hanno fatto eco quelle di Filippo Grandi, Alto Commissario per i rifugiati, che in conferenza stampa ha definito le condizioni dei civili sudanesi come “orribili”, rimarcando il fatto che allo stato attuale è la crisi umanitaria peggiore in corso nel mondo intero.
“Le ostilità implacabili in tutto il paese hanno portato miseria a milioni di civili, innescando la crisi degli sfollamenti in più rapida crescita al mondo” hanno affermato dall’UNHCR.