L’ultimo attacco da parte delle Rapid Support Forces sulla capitale dello stato del Darfur settentrionale domenica 8 Settembre. Da quando le RSF hanno iniziato a tentare di sfondare ed impadronirsi della città, 500mila persone hanno abbandonato l’area, migliaia sarebbero i morti.
L’esercito sudanese e le milizie alleate faticano ormai a contenere le continue ondate di miliziani e droni con le quali le RSF tentano (da oltre 4 mesi) di impadronirsi della capitale dello stato.
Solo nella giornata di ieri, l’esercito sudanese, attraverso un comunicato, ha dichiarato di aver abbattuto almeno 30 droni; Ahmed Hussein Mustafa, portavoce delle forze congiunte in Darfur, ha detto al Sudan Tribune: “Oggi, le difese delle forze congiunte e dell’esercito hanno ostacolato il più grande attacco di droni effettuato dalle forze di supporto rapido sulla città di El Fasher“.
“Le difese di terra hanno abbattuto circa 30 droni, alcuni con proiettili da 120 mm e 85 mm, mentre altri erano droni da ricognizione attrezzati per la fotografia – ha aggiunto. I droni stavano sorvolando i quartieri nord-orientali prima di essere intercettati e abbattuti. Le forze congiunte hanno distrutto 14 dei droni, mentre l’esercito ne ha distrutti almeno 16“.
Proseguono anche i bombardamenti aerei, concentrati principalmente sulle zone settentrionali e meridionali della città; testimoni hanno riferito di aver sentito forti esplosioni e di aver visto il fumo salire alto e coprire aree intere della città.
L’esercito sudanese sta rispondendo con un’intensa attività della propria aeronautica, in Darfur, ad Al Jazirah, a Sennar e nello stato di Khartoum.
Un botta e risposta tra le parti che sta mettendo ogni giorni a rischio la vita di migliaia di civili. Solo nella giornata di sabato, proprio a Sennar, vi era stato un bombardamento delle RSF sulla zona del mercato che aveva causato 21 morti e numerosissimi feriti, nonché la distruzione di molti edifici.
Queste azioni militari, incuranti della presenza di civili o dirette appositamente contro i civili stanno facendo innalzare il livello di malcontento e protesta da parte della società civile sudanese e della comunità internazionale nei confronti delle parti sul campo.
Le parti hanno rifiutato la proposta di tregua dalle Nazioni Unite.
Proprio nelle ultime ore, sia l’esercito sudanese comandato dal generale al Buhran che le Rapid Support Forces di Hemedti, hanno rifiutato la proposta lanciata dalle Nazioni Unite per una tregua e per il dispiegamento di una forza internazionale di pace a salvaguardia sopratutto della popolazione civile.
“Dato il fallimento delle parti in guerra nel risparmiare i civili, è imperativo che una forza indipendente e imparziale sia schierata senza indugio, con il mandato di salvaguardare i civili“, ha detto il capo della missione delle Nazioni Unite, Chande Othman.
Dall’inizio della guerra sono oltre 8 i milioni di sfollati interni, decine di migliaia i morti e migliaia di feriti. Le Nazioni Unite avevano richiesto anche di inviare sul campo una missione di accertamento sulle violazioni dei diritti umani, sugli abusi ed eventuali crimini di guerra.
Nel frattempo, il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha invitato il “mondo a svegliarsi e aiutare il Sudan a uscire dall’incubo che sta vivendo”, ha riferito l’agenzia di stampa AFP.
Photo Credit: AFP
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