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Sudan, governo approva legge che vieta mutilazioni genitali femminili. L’infibulazione sarà un crimine

In Sudan la mutilazione genitale femminile sarà un crimine, punibile con tre anni di carcere. Il governo ha approvato oggi il testo di legge proposto dal ministro della Giustizia: l’infibulazione non potrà più essere praticata.
Dopo l’abrograzione delle norme sull’abbigliamento imposto alle donne sudanesi, che pagavano con le frustate e la prigione eventuali trasgressioni, una nuova svolta segna la discontinuità dell’attuale esecutivo, guidato dall’economista Abdalla Hamdok, rispetto al regime di Omar Hassan al Bashir.
Per decenni il parlamento di Khartoum, finché era controllato dal dittatore deposto nell’aprile dello scorso anno, si era rifiutato di dare seguito alle proposte di legge presentate dalle poche coraggiose parlamentari che chiedevano di dichiarare reato le mutilazioni genitali.
Oggi tutto è cambiato.
La nuova legge punisce tanto la pratica clandestina quanto gli ‘interventi’ effettuati in strutture mediche. Si attende solo la ratifica congiunta da parte del Consiglio dei ministri e del Consiglio sovrano.
Certo, si tratta di un primo passo. Per valutare l’efficacia della legge bisognerà attendere le reazioni della società sudanese. Una discussione sul tema è aperta da anni, una parte del Paese non ha mai praticato l’infibulazione ma una larga fetta di popolazione ha continuato a tramandare l’arcaica usanza che ha imposto sofferenze a milioni di bambine, come Amane.
Aveva appena compiuto 10 anni quando la madre la portò a casa di una conoscente, un’anziana del villaggio molto autorevole nella comunità.
Amane tremava, implorava la mamma di andare via. Le sì avvinghiò alla vita, ma lei la spinse giù, le tirò su la gonna e le spalancò le gambe. La vecchia le si sedette davanti con una lametta in mano. Le lenzuola si inzupparono di sangue. La bambina gridò con quanto fiato aveva in gola. Grida da strappare il cuore, come quello di sua madre che piangendo aveva costretto sua figlia a quell’orrore. Il racconto di Amane, raccolto in uno dei miei primi viaggi in Sudan, è il destino di milioni di bambine in decine di stati africani e asiatici.
Ma presto, almeno in Sudan, tutto questo finirà.

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