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Sudan a un passo dal caos, l’ala militare guidata da Burhan chiede scioglimento del governo

Nuovi scontri in Sudan dopo che la componente miliare guidata dal generale Abdel Fattah al Burhan ha chiesto lo scioglimento del governo.
Spiace essere stata ancora una volta una “Cassandra” sul destino del Paese.
Il tentativo di far deragliare il processo di democratizzazione del Sudan, di cui abbiamo scritto più volte, sembra si stia concretizzando. Lunedì scorso al-Burhan, presidente del Consiglio sovrano, uno dei due organismi che guidano la transizione dopo la caduta del regime del presidente Omar Hassan al Bashir deposto l’11 aprile del 2019, ha decretato lil fallimento dell’attuale compagine di governo chiedendone la fine per favorire “una più ampia partecipazione di partiti”. Burhan, in sostanza, chiede al premier Abdalla Hamdok, espressione della società civile del governo con il mandato di guidare il Paese dopo 39 mesi al voto, di dimettersi.
Anzi, la definisce come “unica soluzione” all’attuale fase di stallo che attraversa il Sudan per proseguire nella transizione.
La sua richiesta ha già ricevuto il sostegno di alcuni partiti che hanno convocato una manifestazione per sabato prossimo.
Il Paese continua ad avere problemi di natura economica, con carenza di generi di primaria importanza e di carburante a causa dello sciopero indetto nell’est del Paese che da settimane ha bloccato infrastrutture di rilievo strategico.
La tensione, a poco meno di tre settimane dal tentativo di golpe dei lealisti del vecchio governo di al-Bashir, è sempre più alta e si temono incidenti e repressioni di eventuali manifestazioni di dissenso.
L’allarme è già scattato nelle Cancellerie del mondo occidentale che tanto ha scommesso sul futuro democratico del Sudan, oggi nuovamente messo a rischio.

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