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Somalia, scenari e prospettive di una crisi in un Paese in bilico

Dopo giorni di altissima tensione la situazione a Mogadiscio sembra finalmente calma. Lo scontro politico e militare fra il Primo Ministro MohamedHussein Roble e il Presidente Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo si è fermato grazie soprattutto alle enormi pressioni internazionali che hanno cercato di evitare l’ennesima tragedia per la martoriata Somalia.  Lunedì 27 dicembre il Presidente somalo aveva infatti sospeso dal suo incarico il Primo Ministro accusandolo di aver cercato di influenzare un’indagine della magistratura su una presunta speculazione edilizia. Il Presidente Framajo aveva così cercato di concentrare su di se tutto il potere politico utilizzando anche militari a lui fedeli per impedire a Robledi raggiungere il palazzo del Primo Ministro. Roble aveva subito rifiutato di accettare la decisione di Farmajo dichiarandola oltraggiosa e un “colpo di stato indiretto” e il giorno dopo truppe a lui fedeli avevano schierato uomini e mezzi nei pressi del palazzo presidenziale, dimostrando come l’esercito fosse spaccato e la situazione pericolosa. Ma il vero motivo del contendere a Mogadiscio sono le elezioni che si trascinano da mesi. Il Presidente Farmajo ha fatto di tutto per ritardare il processo elettore in Somalia cercando anche di farsi prolungare il mandato presidenziale per due anni e cercando di bloccare il lavoro dell’ufficio del Primo Ministro. Il sistema elettorale somalo è molto complesso e prevede l’elezione del presidente in maniera indiretta. I consigli regionali devono eleggere il senato, mentre gli anziani dei clan somali nominano i membri della camera bassa, i due rami poi si occupano dell’elezione vera e propria. L’esperto giornalista somalo Said Hassan Antenospiega che questa fragile tregua non durerà. “In Somalia non si stanno organizzando elezioni, ma una “selezione” di quali uomini inserire in parlamento per indirizzare l’elezione presidenziale. Lo scontro non è finito, ma ora i due grandi contendenti stanno cercando di capire quale sia la loro reale forza. Credo che i tempi per le elezioni si allungheranno ulteriormente e solo le enormi pressioni della Comunità Internazionale hanno permesso al Paese di non cadere nell’ennesima spirale di violenza. Il Presidente Farmajo teme le elezioni perché non è favorito e farà di tutto per non lasciare il potere.” Gli Stati Uniti si sono schierati dalla parte di Roblecondannando la mossa di Farmajo definita come un atto sconsiderato, ma tutta la Comunità Internazionale si è detta profondamente preoccupata dalla mossa del presidente somalo. In questi giorni il Primo Ministro Roble, forte dell’appoggio internazionale, ha organizzato una serie di incontri con i rappresentanti degli stati federali ed il sindaco di Mogadiscio per confermare che il processo elettorale va avanti. Le elezioni in Somalia non si tengono da oltre cinquant’anni ed il Paese non è più unificato dal 1991, quando l’ex Somalia Britannica si è autoproclamata indipendente come Somaliland. Oggi il Paese del Corno d’Africa sta cercando di tornare alla normalità, ma il suo precario equilibrio è minato dai continuai attacchi degli islamisti di Al- Shabaab, gruppo affiliato ad Al Qaeda, formato dai membri delle ex Corti Islamiche, che ha approfittato di questo vuoto di potere per colpire vicino alla capitale e sul confine con il Kenya. Gli Al-Shabaab ( I giovani in arabo)  nel 2012 sono stati cacciati dalle città, ma restano molto forti nelle campagne dove hanno creato un governo parallelo, nonostante la scissione del gruppo Abnaa ul-Calipha che ha aderito al califfato africano dell’Isis. I prossimi mesi saranno cruciali per la Somalia, vista la prevista la partenza di gran parte dei militari americani e la proroga di soli tre mesi  concessa alla missione UNISOM dell’Unione Africana nel Paese da ormai 15 anni, mentre la Cina ha già pronto un inviato speciale per “coordinare le azioni della Somalia”.  

 

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