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Se un ricercatore italiano fosse stato ucciso in Cile…

Se in Cile, ai tempi di Pinochet, un ricercatore italiano fosse stato rapito, fatto sparire, torturato per giorni e poi assassinato…
Se le autorità cilene avessero sin dall’inizio scelto la strategia del depistaggio, millantando un’inesistente volontà di collaborare e anzi orchestrando una messa in scena costata la vita a cinque innocenti, appartenenti a una fantomatica banda di rapitori di cittadini stranieri…
Se, a detta degli esperti e degli attivisti per i diritti umani cileni e non, fosse emerso subito e chiaramente che si era trattato di un delitto di stato, simile ad altri che lo avevano preceduto e ad altri che lo avrebbero seguito…
Se, al termine di indagini approfondite, la procura di Roma fosse giunta alla conclusione che quattro funzionari dei servizi segreti cileni erano fortemente sospettati di aver preso parte a quel delitto di stato…
Se, di fronte alla chiusura delle indagini della procura di Roma, le autorità cilene avessero screditato queste ultime proponendo la loro “verità” e avessero rifiutato di indicare persino un indirizzo dove inviare gli atti giudiziari ai quattro funzionari cileni indagati…
Se, dopo l’uccisione del ricercatore italiano, la situazione dei diritti umani in Cile fosse ulteriormente precipitata tra arresti e condanne di dissidenti pacifici, torture, sparizioni forzate ed esecuzioni di condanne a morte…
Se uno studente cileno dell’Università di Bologna, tornato in patria per trascorrere qualche giorno in famiglia, fosse stato arrestato all’aeroporto di Santiago e si trovasse da quasi un anno in detenzione preventiva per false accuse di “propaganda per il terrorismo”…
… L’Italia avrebbe continuato a definire il Cile di Pinochet “il nostro partner ineludibile”, avrebbe continuato a vendergli armi e avrebbe evitato di richiamare temporaneamente il proprio ambasciatore?

No? Risposta esatta.

Autore del disegno è l’artista Gianluca Costantini

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