Il presidente del Rwanda, Paul Kagame, ha prestato giuramento per un nuovo mandato di cinque anni, consolidando il suo lungo periodo di potere iniziato quasi un quarto di secolo fa. Kagame, ex leader ribelle di 66 anni, ha ottenuto una vittoria schiacciante nelle elezioni di luglio, conquistando il 99,18% dei voti. Tuttavia, la sua vittoria è stata accompagnata da polemiche, poiché la commissione elettorale aveva escluso altri otto candidati, tra cui alcuni dei suoi più accaniti critici.
La cerimonia di insediamento si è tenuta allo stadio nazionale Amahoro di Kigali, alla presenza di migliaia di cittadini rwandesi, molti dei quali indossavano i colori della bandiera nazionale, e di 22 Capi di Stato africani, insieme ad altri dignitari internazionali (4 Vicepresidenti, 2 Primi Ministri, 2 Presidenti del Parlamento, 5 Capi di organizzazioni internazionali e regionali, 3 ex Capi di Stato e di Governo e numerosi Capi di Delegazione). Kagame ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto negli ultimi 30 anni e ha affermato che il nuovo mandato rappresenta l’inizio di un impegno ancora più intenso per il miglioramento del Paese.
Kagame è stato ampiamente elogiato, sia a livello regionale che internazionale, per il suo ruolo nel porre fine al genocidio del 1994 e per la trasformazione del Rwanda in una nazione stabile e attraente per gli investimenti stranieri. Durante i suoi mandati, Kagame ha lavorato per ricostruire il Paese, promuovendo la riconciliazione nazionale e implementando politiche che hanno portato a notevoli progressi in settori come la governance, l’uguaglianza di genere, l’ambiente e il mantenimento della pace.
Nonostante i successi, il presidente è stato criticato per la sua gestione autoritaria del potere, con accuse di violazioni dei diritti umani e repressione del dissenso politico. Inoltre, il Rwanda è stato accusato di sostenere gruppi ribelli nella vicina Repubblica Democratica del Congo, accuse che Kagame ha sempre respinto.
Proprio a quest’ultimo punto è legata l’assenza alla cerimonia di rappresentanti provenienti dalla RDCongo e dal Burundi, a causa delle tensioni geopolitiche in corso con Kigali. La costituzione del Rwanda era stata modificata nel 2015 per permettere a Kagame di candidarsi per ulteriori mandati, assicurandogli così la possibilità di continuare a guidare il Paese. I suoi oppositori nelle recenti elezioni, tra cui Frank Habineza del Partito Verde Democratico e l’indipendente Philippe Mpayimana, hanno riconosciuto la sconfitta, sebbene le elezioni siano state criticate da gruppi per i diritti umani per la limitazione della libertà dei media, dell’opposizione e delle organizzazioni della società civile.