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Repubblica Democratica del Congo: l’eccidio di Kindu, per non dimenticare

Dal 1949, il tributo di sangue versato dall’Italia nelle missioni estere fa contare un centinaio di militari che hanno perso la vita. Tra questi, va ricordato il massacro avvenuto a Kindu, città della Repubblica Democratica del Congo, capoluogo della provincia di Maniema.

L’11 novembre del 1961, tredici aviatori italiani, appartenenti alla 46esima Brigata aerea dell’Aeronautica militare, vennero brutalmente assassinati da parte di truppe congolesi ammutinate. Ma andiamo con ordine per meglio comprendere il contesto nel quale accadde il dramma.

I tredici militari italiani facevano parte degli equipaggi dei due C-119, Lyra 5 e Lupo 33, due “Vagoni volanti”, ossia bimotori da trasporto. Tutti operavano da oltre un anno in Congo e sarebbero dovuti rientrare in Italia il 23 novembre del 1961.

La mattina dell’11 novembre, i due equipaggi decollarono dalla capitale dell’allora Repubblica del Congo (ora Repubblica Democratica del Congo) per portare i rifornimenti alla guarnigione malese di stanza all’aeroporto poco lontano da Kindu e che operava sotto l’egida Onu. Da mesi la zona non era per niente tranquilla, poiché soggetta al passaggio delle truppe della Repubblica Democratica del Congo, le cui milizie erano composte da soggetti spesso ubriachi e indisciplinati, oltre che dediti alle ruberie ai danni della popolazione locale. I velivoli italiani avrebbero dovuto fermarsi a Kindu per le operazioni di scarico e far rifocillare l’equipaggio. Quando i due aerei comparvero nei cieli della cittadina, si creò una forte agitazione fra i soldati del regime di Stanleyville, di stanza a Kindu: si temeva, infatti, un lancio di paracadutisti mercenari al soldo del regime di Ciombe.

La situazione di caos politico e amministrativo che regnava nel Congo era il lascito del Belgio, al momento dell’indipendenza. Inoltre, le risorse minerarie e agrarie del territorio attraevano vari attori internazionali, che contribuivano ad acuire gli odi tribali, e nel contempo a favorire la secessione del Katanga. Le fazioni in lotta tra loro erano tre: quella del presidente Joseph Kasa-Vubu; quella di Antoine Gizenga, appoggiata dai sovietici e quella katanghese di Moise Ciombe, sostenuta da mercenari bianchi, principalmente belgi. Gli italiani furono appunto scambiati per aerei katanghesi con paracadutisti a bordo. Dopo l’atterraggio, mentre i militari italiani erano a pranzo, venivano sorpresi dai congolesi. Nell’aggressione, un ufficiale medico venne ucciso e gli altri furono condotti in prigione e poi trucidati. A nulla era valsa la spiegazione del comandante malese che provò a convincere che i militari erano italiani dell’ONU e non mercenari belgi al soldo del Katanga!

Nel 1994 fu conferita la medaglia d’oro al valore militare, alla loro memoria. E solamente nel 2007 i parenti dei Caduti beneficiarono di una legge sul risarcimento.

Ai Caduti di Kindu sono stati dedicati, nel corso del tempo, vari monumenti e strade, in Italia. Per non dimenticare e tenere viva la memoria in onore degli aviatori italiani, tragicamente assassinati.

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