Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), ventisei persone sono state condannate a morte dalla giustizia militare di Kinshasa per la loro partecipazione alla ribellione del Movimento 23 Marzo (M23), un gruppo ribelle a maggioranza tutsi (che Kinshasa ritiene sia sostenuto dal Rwanda). L’M23 è noto per le sue azioni insurrezionali, che dalla fine del 2021 hanno portato alla conquista di vaste aree nella provincia del Nord Kivu, situata nell’est del Paese.
Tra i condannati figura Corneille Nangaa, l’ex presidente della commissione elettorale nazionale indipendente della RDC. Nangaa, attualmente latitante, aveva annunciato a dicembre 2022 la creazione di un movimento politico-militare chiamato Alleanza del Fiume Congo (AFC), di cui l’M23 fa parte, e ne è il coordinatore. Il tribunale ha ordinato la confisca delle sue proprietà, che saranno trasferite allo Stato congolese.
Oltre a Nangaa, nell’elenco degli imputati compaiono alcuni dei più alti esponenti dell’M23, tra cui il presidente Bertrand Bisimwa, il capo militare Sultani Makenga e i portavoce Willy Ngoma e Lawrence Kanyuka. La lista degli imputati include anche membri del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), legato all’ex presidente Joseph Kabila, che hanno aderito all’AFC.
La maggior parte degli imputati, ventuno su ventisei, è stata processata in contumacia poiché attualmente in fuga. Durante il processo, il tribunale ha respinto la richiesta di riapertura del dibattimento presentata dall’avvocato di uno degli imputati, Fabrice Lubala Ntwali, ritenendo necessaria la presenza fisica dell’accusato. I cinque imputati presenti in aula hanno ora cinque giorni per presentare ricorso contro la sentenza.
Il processo si è svolto in un contesto di crescente tensione nella RDC, aggravato dall’avanzata dell’M23. Due giorni prima dell’inizio del processo, il Ministro della Giustizia, Constant Mutamba, aveva annunciato lo svolgimento delle udienze. In questo clima, il governo di Kinshasa ha deciso, nel marzo 2024, di revocare la moratoria sull’esecuzione della pena di morte, in vigore dal 2003, una decisione ampiamente criticata dalle organizzazioni per i diritti umani:
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Questa misura si è concentrata principalmente sui soldati accusati di tradimento. Solo dall’inizio di luglio, una cinquantina di soldati congolesi sono stati condannati a morte nell’est del paese per “codardia” e “fuga dal nemico”:
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La sentenza di condanna a morte dei ventisei imputati rappresenta un duro colpo per il movimento ribelle M23 e potrebbe avere conseguenze significative sulla situazione politico-militare nella regione.