La Germania ha deciso di donare 100.000 dosi di vaccino contro il mpox, noto anche come monkeypox, provenienti dalle scorte militari, per aiutare a contenere l’epidemia in Africa, dichiarata emergenza sanitaria globale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Questo contributo sarà gestito in collaborazione con l’OMS e l’alleanza GAVI, con l’obiettivo di distribuire i vaccini nei paesi africani più colpiti, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), ma anche in Burundi e in altre nazioni vicine dell’Africa orientale. La Germania manterrà comunque una scorta minima per proteggere le proprie autorità in viaggio e per altre eventuali necessità.
Parallelamente, la RDC ha richiesto al Giappone la donazione di almeno 2 milioni di dosi di vaccino mpox per proteggere la propria popolazione, con un focus particolare sui bambini. Le trattative tra la RDC e il Giappone sono in una fase avanzata, e i primi vaccini potrebbero arrivare in Africa già nella prima settimana di settembre. Il Giappone possiede scorte del vaccino LC16, prodotto dalla KM Biologics, mentre un altro vaccino disponibile è il Jynneos, prodotto dalla Bavarian Nordic in Danimarca.
La situazione epidemiologica in Africa è molto preoccupante, con oltre 22.800 casi di mpox e 622 decessi registrati in 13 paesi africani entro il 26 agosto 2024, un significativo aumento rispetto alla settimana precedente. La RDC è il paese più colpito, con la maggior parte dei casi concentrati nel suo territorio. Jean Kaseya, direttore generale dell’Africa CDC, ha espresso grande preoccupazione per la mancanza di preparazione dell’Africa ad affrontare un’altra pandemia, sottolineando come il continente sia stato svantaggiato durante la pandemia di COVID-19, con un accesso inadeguato a vaccini, medicinali e attrezzature mediche. Kaseya ha anche evidenziato che solo un produttore africano di vaccini sarebbe in grado di produrre il vaccino mpox della Bavarian Nordic, a patto di ricevere il necessario trasferimento tecnologico.
L’epidemia di mpox in Africa è resa ancora più grave dalla diffusione di diversi ceppi del virus. La RDC, in particolare, è l’epicentro di un nuovo ceppo, noto come clade Ib, che si sta diffondendo rapidamente nei paesi vicini, alimentando timori per la velocità con cui il virus si trasmette.
Le difficoltà nel contenere l’epidemia sono aggravate dalla scarsità di vaccini e dai costi elevati di quelli disponibili. Durante l’epidemia del 2022, ad esempio, il vaccino Jynneos della Bavarian Nordic veniva venduto a 110 dollari a dose, un prezzo proibitivo per i paesi a basso reddito. L’OMS ha quindi attivato un processo di “emergency use listing” per accelerare la disponibilità dei vaccini nelle nazioni colpite. Tuttavia, le scorte globali sono limitate, poiché i paesi più ricchi hanno accumulato vaccini per proteggere le loro popolazioni ad alto rischio.
In questo contesto, l’OMS ha lanciato un piano di sei mesi per rafforzare la risposta all’epidemia, con l’obiettivo di garantire un migliore accesso ai vaccini e migliorare le misure di prevenzione. Questo piano richiede un finanziamento di 135 milioni di dollari e si concentra sulla vaccinazione delle persone a maggior rischio, come i contatti stretti dei casi recenti e gli operatori sanitari. L’OMS ritiene che l’epidemia possa ancora essere contenuta, ma solo attraverso una risposta coordinata e un accesso rapido ai vaccini.
L’epidemia di mpox in Africa rappresenta una grave emergenza sanitaria globale, con la RDC al centro della crisi. La risposta internazionale, sebbene in corso, è complicata da sfide logistiche, scorte limitate e disuguaglianze nell’accesso ai vaccini, rendendo urgente un intervento coordinato e sostenuto per contenere la diffusione del virus e proteggere le popolazioni più vulnerabili.