Papa Francesco ha ricordato, durante l’Angelus, la beatificazione avvenuta il 18 agosto a Uvira, nella Repubblica Democratica del Congo, di tre religiosi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere e di un sacerdote diocesano, tutti uccisi nel 1964 durante la ribellione mulelista. Questi martiri, fratel Vittorio Faccin, padre Luigi Carrara, padre Giovanni Didoné e padre Albert Joubert, hanno sacrificato la loro vita per il Vangelo e per i loro fratelli, scegliendo di rimanere accanto alla popolazione nonostante il pericolo. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, che ha rappresentato il Papa, come anticipato diversi mesi fa da “Focus on Africa”:
RDCongo, il Vaticano annuncia la beatificazione di 4 martiri della fede
Nella sua omelia, il cardinale Besungu ha lanciato un forte appello per la pace, chiedendo la fine delle guerre e delle violenze che affliggono la Repubblica Democratica del Congo. Ha sottolineato come i conflitti siano frutto della stoltezza e dell’allontanamento dal cammino dell’intelligenza e del rispetto per l’essere umano, creato a immagine di Dio. Il porporato ha esortato a privilegiare il dialogo e la risoluzione pacifica dei conflitti, abbandonando la volontà di potere e le rivalità.
La celebrazione ha visto la partecipazione di migliaia di persone, tra cui diversi vescovi e il nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, monsignor Mitja Lescovar. Nonostante la minoranza cattolica nella regione, l’evento è stato un momento di preghiera ecumenica, condiviso anche con cristiani di altre chiese e persone di diverse religioni. Dopo la Messa, le reliquie dei beati sono state collocate nel Santuario di Kavinvira, in un nuovo spazio chiamato “Oratoire de la fraternité”.
Questi martiri rappresentano un esempio di totale dono di sé, testimoniando la fede e la fraternità in un contesto difficile. La loro beatificazione è un riconoscimento non solo del loro sacrificio, ma anche della santità possibile per tutti i battezzati nella Chiesa congolese. Il cardinale Besungu ha sottolineato che la loro morte non è stata vana, ma una “semenza” per l’evangelizzazione e una fonte di speranza per il futuro del Congo, un paese ancora oggi segnato da violenze e ingiustizie. La vita e il sacrificio di questi martiri ispirano un cammino di speranza e di riconciliazione per il popolo congolese.