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RD Congo, Luca Attanasio non era uno sprovveduto. Richiesta verità più forte che mai

Il viceministro degli Affari Esteri, Marina Sereni, in risposta alle interrogazioni dei senatori di Fratelli d’Italia Barbaro e Rauti sulla morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo in un agguato
a un convoglio del Worl food program il 22 febbraio scorso, ha fornito informazioni che generano sconcerto in chi conosceva Luca e la sua avvedutezza.
La numero 2 della Farnesina ha sostanzialmente affermato che spettava allo stesso diplomatico il compito di provvedere a un adeguato dispositivo di sicurezza in quanto “l’ambasciatore d’Italia a Kinshasa è la figura individuata quale datore di lavoro, cui spettano, nell’ambito della propria autonomia gestionale e
finanziaria, la valutazione dei rischi e ogni opportuno intervento a mitigazione degli stessi, con pieni poteri organizzativi e di spesa”.
A quanto di nostra conoscenza, confermato da fonti della Farnesina, l’ambasciatore Attanasio nel novembre del 2018, aveva chiesto il rafforzamento del proprio assetto di protezione ravvicinata. Fatto che in qualche contraddice la tesi che avesse ampi poteri decisionali e di spesa in materia di sicurezza.
Conosciamo Marina Sereni e ne apprezziamo la grande preparazione e professionalità, oltre che la sensibilità indiscussa sui diritti umani, per questo siamo certi che le sue affermazioni non avessero nessuna finalità denigratoria della memoria di Luca.
Secondo i parlamentari che hanno presentato l’interrogazione sul caso, la pianificazione della sicurezza di una sede diplomatica non può essere effettuata dal Capo missione che non ha, per ovvie ragioni, la competenza professionale, tattica e operativa necessaria alla strutturazione di un servizio di close protection.
Una situazione, dunque, tutt’altro che chiara e lineare. Servirà tempo per accertare tutte le responsabilità del caso.
Finora era giusto il riserbo chiesto dalla Farnesina e dagli inquirenti ma oggi richiesta di #veritaperlucavittorioemustapha è più necessaria che mai.
Il nostro pensiero, ora come sempre, va a Zakia, e alle sue bambine.
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